Home Varie Alveo, così la… storia difende il territorio

Alveo, così la… storia difende il territorio

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Due importanti opere idrauliche anti-allagamenti. La prima riguarda l’antico Alveo dei Camaldoli che da oltre un secolo convoglia verso il mare le acque che calano dalle pendici dei Camaldoli. La seconda è l’idrovora al lago Patria, che ha «salvato» le aziende agricole e zootecniche sparse intorno allo specchio d’acqua.
Ancora oggi l’Alveo è quindi un’opera efficiente, coadiuvata dalla condotta adduttiva di recente costruzione ad opera della Provincia. Il problema è che non è tenuto in buono stato e per alcuni tratti si è trasformato in una cloaca a cielo aperto. Nessuno poi si è ancora preoccupato di reimpiantare i moltissimi pini mancanti, soprattutto nel tratto Villaricca-Calvizzano-Qualiano. La struttura di pompaggio fatta invece ricostruire negli Anni 60 è un’opera di grande valenza difensiva per le aziende agricole. Distrutta dai tedeschi durante la guerra ha poi ripreso il suo insostituibile ruolo.
Ma non si tratta soltanto di opere di salvaguardia e di controllo delle acque, sono due strutture che difendono contemporaneamente anche l’ambiente. E questa motivazione sembra aver condizionato anche la loro originaria costruzione: sia quella borbonica che quella poi «intestata» all’onorevole Antonio Palumbo.
Guai del resto se le acque, soprattutto nei mesi di pioggia, uscissero dai propri argini. Si ritornerebbe in pratica al Medioevo, alle improvvise alluvioni. E a ricordare un passato che nessuno spera in quelche modo poter tornare c’è un aneddoto che vede protagonista addirittura Francesco Petrarca. Il poeta non poté infatti fare visita alla tomba e alla villa di Scipione, che si trova nei dintorni del lago, perché tutta la zona era diventata una palude impenetrabile. Di qui il nome di «Silva Gallinaria», disegevole e malsano rifugio di animali selvatici e di ladroni.

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