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CAMORRA IN COMUNE, LA LUNGA ATTESA DI MARANO

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CAMORRA IN COMUNE, 7 GIORNI DI PASSIONE A MARANO




La Commissione d’accesso si riunirà tra una settimana per decidere sullo scioglimento del Conisglio per infiltrazioni malavitose. Appalti sospetti nel mirino degli 007




dall’inviato a MARANO



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E’ iniziato il conto alla rovescia per Marano. Tra una settimana esatta la Commissione d’accesso agli atti comunali si pronuncerà su un eventuale scioglimento del Consiglio per collusioni con la malavita locale. Camorra, infiltrazioni, connivenze politiche. Questi i pesanti sospetti che il pool inviato dal prefetto di Napoli dovrà confermare. O allontanare definitivamente. Per il sindaco Mauro Bertini, l’unico primo cittadino di Rifondazione Comunista in provincia di Napoli, l’invio della Commissione è “l’ennesimo tentativo di screditare l’operato di una giunta pulita, che per la sua onestà ha dato fastidio a qualcuno che più di una volta ha sollevato dubbi sulla nostra integrità”.
Sono giorni carichi di tensione in città, l’attesa è snervante. Nel palazzo comunale di corso Umberto si aggira il timore di nuovo commissariamento. E’ una minaccia, quasi il terrore per questa cittadina troppo spesso finita sotto i riflettori per accuse infamanti. Marano & Camorra: è un binomio quasi naturale chi sente parlare del feudo storico del clan Nuvoletta. Per i cittadini è un binomio scomodo, un’etichetta disonorante, una classificazione che vorrebbero scollarsi di dosso. Al più presto.


LA COMMISSIONE D’ACCESSO si è insediata lo scorso 10 aprile. Sono otto gli esperti al lavoro: la coordinatrice Gabriella D’Orso (vice-prefetto di Napoli), Beatrice Giuliani (viceprefetto aggiunto), Vincenzo Sposito (funzionario del Provveditorato alle Opere pubbliche della Campania), Aldo Scotto di Clemente (direttore amministrativo contabile alla Prefettura di Napoli), Gianluca Trombetti (capitano dei carabinieri della Compagnia di Giugliano), Alberto Francini (vicequestore di polizia presso il Commissariato di Giugliano-Villaricca), Matteo Malvano (tenente della Gico-Guardia di finanza di Napoli) e Renato Santoro (maresciallo della Dia di Napoli). Un insediamento improvviso, senza alcuna comunicazione precedente. L’invio della Commissione è stato deciso il 20 febbraio scorso con un decreto ministeriale.
Al vaglio degli 007 del prefetto tutti le delibere e gli atti prodotti dall’amministrazione Bertini dal giorno del suo insediamento. Particolare attenzione al settore degli appalti pubblici e dell’edilizia, con specifico riferimento a possibili favoritismi alle cosche locali.
La Commissione ha un incarico per tre mesi, fino al 10 luglio appunto. E’ molto probabile, però, che venga richiesta una proroga per altri due mesi, e cioè fino a settembre. Al termine dell’insediamento, sarà noto il responso. Nel caso dovesse essere accertato il favoreggiamento nei confronti dei clan, si procederà automaticamente allo scioglimento del Consiglio comunale, con relativo commissariamento dai 18 ai 24 mesi. Se invece non dovesse esserci lo scioglimento anticipato del civico consesso, il Prefetto potrebbe ordinare al sindaco interventi specifici (la rimozione di consiglieri o assessori, l’annullamento di atti e delibere) o semplicemente assolvere l’amministrazione, dichiarandola estranea a collusioni e favoritismi.



I CLAN –
Un sistema di compartimenti stagni tra le varie componenti. Questo lo scenario criminale che investe Marano. Un cognome su tutti: Nuvoletta. Affiancato da diverse altre famiglie: Simeoli, Polverino, Baccante. Negli anni Settanta i Nuvoletta diedero vita alla Nuova Famiglia, il cartello di clan che si costituì per fronteggiare la Nco (Nuova Camorra Organizzata) di Raffaele Cutolo. Il contrasto fu innescato dalla imposizione dei cutoliani di una tangente su ogni cassa di sigarette scaricata dai contrabbandieri. La guerra fece centinaia di vittime, e tanti furono i morti per il successivo conflitto che si scatenò all’interno della Nuova Famiglia. Proprio i Nuvoletta nel 1984 pagarono il pezzo più alto: l’uccisione di Ciro, fratello di Angelo e Lorenzo, in un temerario blitz nella tenuta di Poggio Vallesana, e la strage di Torre Annunziata (otto morti e decine di feriti) contro i Gionta, alleati dei Nuvoletta. La cosca di Marano è anche nota per lo storico legame con la mafia siciliana. E furono proprio i corleonesi a volere che si svolgesse a Marano una riunione per mettere pace tra la Nco e la Nuova famiglia. Poi quella guerra è finita come è finita, Cutolo è stato sconfitto, la camorra ha trovato altri capi carismatici, ma il potere dei Nuvoletta si è mantenuto solido a lungo. E a lungo è stato saldissimo anche il suo impero economico: aziende agricole, industrie per la produzione del cemento, finanziarie, imprese edilizie. Finché le cose sono andate bene, finché non sono arrivati i primi sequestri, la “Nuvoletta spa” è stata in grado di sostenere un giro d’affari di circa 2 mila miliardi di lire. Vecchie storie, spettri del passato che tornano a far paura. I Nuvoletta sono ora impegnati nella riconversione legale del loro patrimonio e gli ultimi episodi che hanno portato Marano nuovamente alla ribalta (il tritolo nella vettura di un vigile urbano e l’arresto di un consigliere di opposizione assieme ad un boss) non fanno certo sperare bene. I colpi sferrati dallo Stato contro la malavita locale non sono ancora riusciti ad affondare un avversario che sembra invincibile. Che risorge come una piovra anche quando credi di averlo messo al tappeto: in giro c’è ancora troppa omertà, troppo terrore. Questo è l’altro nemico da combattere per una lotta che qui a Marano non si è mai arrestata.


LO SCENARIO – No, non si è mai smesso di lottare in questo fazzoletto di terra stretto tra Napoli e Giugliano. Anzi, per tutti il sindaco Bertini rappresenta il nuovo, “l’elemento di rottura con la politica del malaffare”. Negli ultimi anni la coscienza dei cittadini è parsa risvegliarsi da un certo torpore: le manifestazioni promosse dai sindacati, dalle forze politiche e dagli stessi amministratori, il rinnovato interesse dei media, le tavole rotonde, un fondamentale ruolo della scuola come luogo di primaria importanza in questo campo hanno portato il problema in mezzo alla gente, lo hanno presentato alle coscienze dei cittadini, ne hanno fatto un tema dominante della vita sociale. Certo, non basta parlare. E spesso anche parlare diventa difficile, laddove la criminalità allunga pericolosamente i suoi tentacoli. Non è facile vivere da queste parti: o ci si piega alle leggi della camorra o si combatte. E combattendo si muore. Dimenticati dallo Stato, depredati dalle estorsioni, offesi dalle prepotenze. Marano è uno strano miscuglio di cemento e degrado. 50 mila abitanti, pigiati uno sull’altro. 16 kmq, un unico grumo di cemento. A Marano non c’è il sole, tanto sono alti i palazzi. Qui il calcestruzzo è il fulcro di tutti gli affari, il principale veicolo di tutti gli introiti. Che ha cominciato a fruttare già negli anni della ricostruzione post terremoto, e fino alla metà degli anni ’90.
Qui ci sono i giovani che spesso, troppo spesso cedono ai richiami della malavita. Li vedi con i motorini che girano apparentemente senza una meta. Vietato usare il casco, è lo slogan mai pronunciato. Tanti sono tossicodipendenti, consumano eroina e spendono cento euro al giorno che fanno la fortuna dei clan locali. Qualcun altro tenta di sopravvivere. Qualcuno si inventa un cineforum, mostre fotografiche, iniziative culturali, forme di aggregazione nuove ma i risultati stentano a vedersi. Uno strano torpore inghiotte tutto appena è sera, quando le strade si popolano di brutti loschi e l’onda lunga di mille motorini investe tutto. Cose, persone, ideali.






INTERVISTA AL SINDACO BERTINI

«Il Commissariamento? La parola fine a un tentativo di riscatto»





a cura di Ugo Ferrero e Francesca Laudato



· Sindaco, lei ha sempre sostenuto di non essere un sindaco anticamorra, ma sindaco nonostante la camorra. Per anni ha rappresentato l’altra faccia della politica; i suoi stessi avversari le riconoscevano, nonostante quello che viene comunemente definito un “caratteraccio”, un atteggiamento integerrimo e l’assoluta assenza di compromessi con chiunque. Come è potuto succedere che proprio lei sia finito nel mirino dell’Antimafia e della Dda, addirittura sospettato di aver fatto parte di un’organizzazione criminale, di averne favorito gli affari, fino all’invio di una commissione d’accesso per il monitoraggio degli atti prodotti dalla sua Amministrazione?

Non è certo il primo degli atti. Io ho anche avuto un avviso di garanzia per il 416 bis: il che vuol dire camorrista doc. Poi c’è stata l’archiviazione: e d’altra parte non era pensabile diversamente. Adesso ne hanno provata un’altra. Non credo ci sia alcun elemento per ipotizzare una collusione con la camorra: c’era bisogno di mettere in campo tutte le strade per interrompere l’esperienza politica di Marano. Questa penso sia un’esperienza che rompe le scatole a tanta gente. Ci hanno provato in tutti i modi per farci fuori. Sconfitti nel percorso democratico, ora stanno percorrendo altre strade per eliminarci. A differenza però dell’atto giudiziario in cui contano le prove, con la Commissione d’accesso basta il sospetto per procedere allo scioglimento del Consiglio. Ed è una decisione inappellabile.




· Perché questo accanimento così insistente su Marano? Crede ci siano pressioni politiche?


Penso proprio di sì. Marano è una realtà che sconvolge gli schemi politici ed elettorali. La gente ha fatto una scelta consapevole, lontana dai compromessi. E la gente libera preoccupa. Non a caso ci definiamo un’amministrazione “apolide”: non siamo né con il Polo, né con il centrosinistra. E questo resta sulle palle un po’ a tutti. Certamente i più “incazzati” sono quelli del centrodestra che non riescono a scalzare questa esperienza, che anzi ogni giorno si radica. L’invio della Commissione è un’iniziativa politica che cerca di stroncare Marano, ributtando addosso il marchio di “città di camorra” a questo Comune che se l’era scrollato. Ed è questa la cosa più vigliacca.





· Cosa significherebbe per Marano un nuovo commissariamento?


La morte. Decisamente la fine di ogni tentativo di recupero e di riscatto. Il Commissariamento, soprattutto per motivi di camorra, è un commissariamento di polizia. Ai commissari interessa l’ordinaria amministrazione. La mortificazione di un atto estremo come questo è inimmaginabile. Questa umiliazione l’abbiamo già provata, giustamente. Perché poi l’abbiamo pagata cara e la città ha capito ed è cambiata. Ma c’era davvero la camorra quando hanno mandato a casa il Consiglio comunale di Marano tanti anni fa. Malvano, allora designato commissario prefettizio, frantumò brutalmente le cose, creando le premesse per un cambiamento. Per l’attuale situazione, mi auguro solo che il nuovo Prefetto abbia una valutazione oggettiva delle cose e sia estraneo all’operazione costruita per mandarci a casa. I fatti parlano, d’altronde.





· Quale situazione si è trovato a gestire alla sua prima investitura da sindaco dopo il primo commissariamento?


Una situazione impossibile. 54 miliardi di debito, il blocco di ogni possibilità di investimento, la mancanza di soldi per pagare anche gli stipendi. E poi la macchina comunale completamente ferma, totalmente demotivata, incapace e priva di volontà di muoversi. Una città assolutamente rassegnata. Abbiamo dovuto ricostruirla. Augurarsi che il Comune non sia commissariamento nuovamente è la cosa più normale. Ma gli effetti di questa manovra messa in atto da Forza Italia ed Alleanza nazionale per surrogarci sono già evidenti. Un esempio. Non appena si è insediata la Commissione d’accesso, i finanziatori del progetto “Pianeta Marano” si sono tirati indietro.




· Cosa è stato fatto e cosa resta da fare?


Quanti giorni avete a disposizione? (ride). Non posso guardarmi indietro, posso solo guardarmi avanti. Certo, Marano oggi è una città. Nell’hinterland si presenta come il Comune più vivibile. Il primo e più importante passo che abbiamo fatto in avanti è stato quello di rimettere in mano alla gente la sicurezza che i padroni della città sono loro.




· Sindaco, chi è il camorrista?

E’ un sottoprodotto dell’umanità. E’ uno che è venuto male, con un difetto di fabbrica che l’ha marchiato. Uno che non sa avere rapporti decenti, educati e “cristiani” con la gente che ha attorno. E’ uno scompensato che cerca di equilibrare il suo scompenso imitando l’asino, cioè quello che dà calci perché non riesce a ragionare. Il camorrista nella nostra cultura è ancora l’uomo di rispetto. Io mi sto ancora domandando quali potrebbero essere i motivi per rispettare un camorrista. Il malvivente è una cellula venuta male nel corpo di una città sana: se si comincia a sentire il rigetto e lo schifo, significa che già è cominciata la cura.





· Contano ancora molto i padrini da queste parti?


Credo abbiano in mano tutta l’economia di Marano. Nella nostra città la camorra non è un’organizzazione truculenta che spara o uccide; è una camorra che fa impresa, che si è messa la cravatta e la giacca. E investe. I padrini hanno una capacità di coinvolgimento che varia secondo il radicamento locale delle persone che incontrano. Da dieci anni però non riescono ad avere rapporti con l’amministrazione; prima trovavano la strada già aperta.
I padrini, non c’è dubbio, contano ancora da queste parti e sono dominanti sul piano economico. Però non sono più dominanti sul piano della libertà del modo di essere e di pensare. Molta gente a Marano non li pensa proprio: e questa è già una gran cosa.




· Hai mai ricevuto pressioni?

No. Nel senso diretto, mai. In tanti anni non ho ricevuto nessuna minaccia. Penso abbia giocato a favore il fatto che non sono originario della zona. D’altra parte credo si sappia che non accetto compromessi.



· Sindaco, ci spiega cosa è avvenuto per Palazzo Merolla. Il senatore Emidio Novi (Fi) sostiene che lei ha acquistato l’edificio “sborsando oltre un miliardo di lire alla società Tiziana Costruzioni facente capo a Giuseppe Polverino (che qualche tempo prima l’aveva pagato 400 milioni)”. E’ vero?

Novi non è nuovo a farneticazioni di questo tipo. Io ho comprato palazzo Merolla perché ritengo sia la parte più significativa di Marano. Lì realizzeremo la palazzina della cultura: dalla biblioteca alle sale convegni. Come il proprietario l’abbia avuto – se l’ha avuto regalato o l’ha pagato 100 miliardi – non è un problema mio. Sono andato dal proprietario di palazzo Merolla e l’ho valutato. Quando le richieste superavano i 5 miliardi di lire, abbiamo fatto mettere i vincoli dalla Sopraintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali. Arrivati i vincoli, sono finite le pretese di 5 miliardi e l’abbiamo acquistato ad un miliardo. Semplicemente.


· E’ vero che una delle cause principali dell’insediamento della commissione d’Accesso sarebbe da attribuire all’assessore Massimo Nuvoletti?

Questo mi farebbe piacere, se così fosse. Quando sono stato in Commissione Antimafia, Novi pose la stessa domanda. Solo che non mi seppe rispondere quando posi la domanda io a lui. Se è vero che Massimo Nuvoletti è il nipote di Lorenzo Nuvoletta e per questo è un disgraziato, è anche vero che Massimo Nuvoletti è il nipote del vicequestore di Arezzo. Quale è la parte dei Nuvoletta che va presa in considerazione?


· L’invio della Commissione d’accesso potrebbe essere allora collegato al processo che la vede imputato per corruzione?

Credo di no, anche se qualche punto di contatto tra le due cose potrebbe esserci. Di sicuro l’invio della Commissione d’accesso e l’imputazione per corruzione sono il tentativo per mandarci a casa. A questo punto devono provarci. Ah: un’altra cosa.


· Dica.

Queste manovre politiche messe in atto dai vari Scoppa, Spinosa e Florino possono portare solo danni a Marano. Loro farebbero bene a pregare San Gennaro che il commissariamento non avvenga: la gente li sputerebbe in faccia senza ritegno.




· Ritorniamo alla Commissione d’accesso. Se Marano dovesse essere commissariata nuovamente, lei continuerà con la politica o chiuderà definitivamente?


Io non ho mai fatto politica. E mi sono trovato a fare per caso il sindaco di Marano poiché durante la campagna elettorale arrivarono 52 fra arresti e avvisi di garanzia: rimasi io solo e diventai sindaco. Non ho mire politiche, la politica per me è intesa come strumento di servizio per determinati progetti che abbiano la città al centro. Se questo è politica, continuerò a fare politica.
Continuerò a credere nelle cose che hanno motivato la mia esistenza: le posso fare facendo il sindaco, facendo il rivoluzionario per la strada o andando a dare una mano in Iraq a qualcuno che vorrebbe liberarsi.





L’accusaNovi (Fi): hanno cambiato il loro cognome in “Nuvoletti”

«TRE ASSESSORI PARENTI DELLA FAMIGLIA NUVOLETTA»




MARANO (U. Fer.) – Interrogazioni parlamentari, sedute infuocate della Commissione Antimafia. Il “caso Marano” è stato più volte al centro del dibattito politico e giudiziario. Mobilitati senatori ed onorevoli, procuratori, coordinatori provinciali e regionali dei partiti. Già lo scorso anno, il senatore Gaetano Fasolino di Forza Italia aveva ipotizzato l’esistenza “di elementi di connessione con associazioni di tipo camorristico” in merito ai problemi finanziari del Comune. “E’ necessaria un’indagine” scrisse in un’interrogazione al Ministero degli Interni, invocando espressamente “l’istituzione di una Commissione d’accesso”. Ancor prima era stato un altro senatore di Fi, Emiddio Novi, a manifestare i suoi dubbi circa l’operato dell’amministrazione Bertini. In una seduta della Commissione Antimafia, Novi aveva espressamente puntato il dito contro l’amministrazione. “A Marano ci sono tre consiglieri comunali e assessori imparentati con la famiglia Nuvoletta. Ebbene, per sfuggire ai controlli – disse il senatore a Cordova – questi assessori e consiglieri hanno cambiato all’ufficio anagrafe il proprio cognome in ‘Nuvoletti’ e ‘Nuvoletto’, per non risultare imparentati con la famiglia dei boss camorristi. Eppure, nel ’91, fu emanato un decreto di scioglimento della Giunta proprio perché vi facevano parte dei parenti dei Nuvoletta”. Per Gianfranco Scoppa, capogruppo di An, “non esisterebbe un progetto camorristico nell’ambito dell’amministrazione, ma potrebbero esserci collusioni di qualche consigliere o del sindaco stesso”. L’ipotesi sollevata da Bertini di una “manovra politica per mandare a casa l’amministrazione” manda su tutte le furie il partito di Berlusconi. Per Gerardo Bardi, coordinatore provinciale di Fi, è “un fatto assurdo”. “Gli ispettori sono venuti a Marano dopo accurate indagini compiute dal Prefetto – dice –. Si rischia di mettere in discussione l’operato delle forze dell’ordine”.





Le noie giudiziarie del sindaco

BERTINI ACCUSATO DI CORRUZIONE


MARANO (U. F.) – Corruzione. Questo il reato di cui è accusato il primo cittadino di Marano, Mauro Bertini. Il sindaco dovrà presentarsi in tribunale il prossimo 10 luglio, lo stesso giorno in cui la Commissione d’accesso potrebbe pronunciarsi sullo scioglimento del Consiglio o chiedere una proroga. Secondo l’accusa, Bertini avrebbe intascato 70 milioni di lire dall’imprenditore Gennaro D’Anania per la costruzione di un gazebo. Una intercettazione telefonica tra il sindaco e l’imprenditore ha dato il via ai sospetti degli inquirenti. A condurre le indagini è stato il pm Borrelli della Dda, lo stesso magistrato che tempo fa ha prosciolto il sindaco dal reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, il famosissimo 416 bis. Bertini, difeso dagli avvocati Elio Palombi e Ivan Filippelli, è inviperito. “I rapporti con D’Anania riguardano solo la Comunità artigiana. Quei soldi sono stati prestati alla Comunità e non al sottoscritto in quanto sindaco e tuttavia restituiti poi dal tesoriere. E’ assurdo mettere in relazione quelle cifre con le autorizzazioni rilasciate dagli uffici amministrativi”.






CRONACHE di NAPOLI 3 luglio 2003

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