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Comandare un computer con il pensiero

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Un’équipe di ricercatori italiani sta lavorando ad un’apparecchiatura in grado di interpretare i pensieri dell’utilizzatore. Si apre una nuova frontiera nell’utilizzo della tecnologia al servizio dei portatori di handicap.
Mouse e tastiera non saranno le sole interfacce tra utilizzatore e computer in futuro. E mentre i comando vocali sono già una realtà, alcuni ricercatori italiani stanno lavorando a un sistema che dovrebbe permettere di impartire ordine a un computer per via telepatica. Un primo prototipo è già stato realizzato e dovrebbe consentire a dei portatori di handicap di guidare col pensiero la loro sedia a rotelle motorizzata o di scrivere un’e-mail.
Sviluppate nel quadro di Esprit – un programma comunitario sulle nuove tecnologie – queste ricerche sono state finanziate dalla Commissione europea. Il progetto, denominato ABI (Adaptative Brain Interface) ha mosso i primi passi nel 1996 proprio in Italia. Molti altri gruppi di ricercatori, nel mondo, stanno lavorando a progetti simili, ma il programma ABI è in questo momento il più avanzato.
Il dispositivo messo a punto è a suo modo semplice ed è costituito da una sorta di berretto che viene messo sulla testa dell’utilizzatore dotato di sensori che registrano l’elletroencefalogramma dell’utente e inviano le informazioni a un’apparecchiatura elettronica autonoma e fisicamente indipendente, che procede ad una prima analisi dei flussi, che vengono in un secondo momento amplificati e filtrati per eliminare i rumori elettromagnetici ambientali. Dopo la conversione nel formato digitale tutto viene spedito a un computer equipaggiato di uno speciale software in grado di decifrare il pensiero. La difficoltà, ovviamente, è quella di riconoscere i diversi pensieri in tempo reale e in modo affidabile.
Il riconoscimento effettivo del pensiero viene effettuata da un software che riceve informazioni dai sensori con una frequenza di 128 volte al secondo. Grazie a un sistema di classificazione l’apparecchiatura cerca di trovare a quale categoria appartiene il tipo di pensiero ricevuto. Per evitare errori che potrebbero pregiudicare la sicurezza, i ricercatori hanno preferito programmare il software in modo che il sistema non avvii nessuna procedura se il riconoscimento dei pensieri non è soddisfacente. Inoltre, la macchina è dotata di sistemi d’intelligenza artificiale che gli consentono di apprendere e di adattarsi all’utilizzatore. In pratica, la macchina si adatta all’uomo mentre questo impara ad utilizzarla.
Il prototipo messo a punto nei laboratori italiani è in grado di riconoscere cinque livelli diversi di pensiero con un’affidabilità del 70%. Un risultato ancora piuttosto modesto compensato, però, dal fatto che la percentuale di errore è abbastanza bassa, il 5%, e che il sistema è abbastanza rapido.

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Il sito Web del progetto: http://sta.jrc.it/abi

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