Home Cronaca Genova: un morto e quattro feriti

Genova: un morto e quattro feriti

PUBBLICITÀ

«Quattro feriti e un morto. Questo il bilancio dell’incidente sul lavoro accaduto a Genova dove è crollata un’impalcatura nel cantiere dei nuovi musei del mare e della navigazione in costruzione nell’edificio Galata nel porto antico di Genova…»
Questa è la notizia di prima pagina che ieri tutti i quotidiani italiani hanno riportato; sembra il bilancio di una battaglia. Ebbene io non mi scandalizzerei più di tanto e sfido chiunque a dimostrare che nel mezzoggiorno e ancora di più, nelle nostre realtà territoriali, il fenomeno sia limitato e circoscritto.
Non c’è un solo cantiere dove il cento per cento degli operai risulta “inquadrato”, e peggio ancora, dove ci siano le misure di sicurezza adeguate, garantite dalle norme sulla “sicurezza del lavoro” della legge 626. Ancora peggio se consideriamo che buona parte dei cantieri sono “abusivi”, cioè, non risultano tra quelli opeativi, in breve: “non dovrebbero esserci!”.
Questa è la “nostra” realtà. Forse a Genova si stupiscono che una cosa del genere sia potuta accadere, ma se non ci fosse scappato il “morto” non se ne sarebbero mai accorti! La cosa “terribile” è che qui, da noi, gli operai sono talmente abiutuati a lavorare in condizioni “estreme”, che la loro “esperienza” gli consente di lavorare con una disinvoltura tale da mostrare una “stupefacente normalità”. Credo che uno dei requisiti fondamentali che un operaio debba possedere sia proprio “l’abilità” a lavorare in un contesto del genere!
La mia non vuole essere “demagogia” e nemmeno “retorica”, ma una pura considerazione dei fatti. Spesso anche noi siamo abituati e non ci facciamo caso, ma basta uscire fuori dal nostro territorio per rendersene conto: “impalcature, reti di protezione, elmetti, tute, ganci di protezione, scarponi antiscivolo…” sono tutte rigorosamente “dotazioni di base” per un operaio, mentre sui cantieri che vediamo spesso dalle nostre parti si potrebbe affermare che sono “optional” e per lo più rari e costosi!
Tutta colpa della concorrenza! Si è vero; non c’è nulla di strano. La corsa al ribbasso dei prezzi ha provocato il taglio delle spese “superflue”: l’incolumità degli operai! «Tanto se succede qualcosa in un modo o in un altro la soluzione di trova..», e tutto ciò è avallato dall’assenza di controlli “severi”; perchè i controlli ci sono! Ma si tratta di controlli “amichevoli” e molto spesso “ciechi” non di un solo occhio… ma di entrambi!
La cosa che non mi sconvolge più di tanto, è che in molti casi i cantieri sono autorizzati a lavorare non dalle istituzioni: il comune, la provincia, ecc…, ma bensì dalle cosche mafiose della zona, che offrono copertura e garanzie maggiori e più economiche rispetto alle rigide e onerose leggi sull’edilizia che gli enti locali “dovrebbero” far rispettare, ed è ovvio che tra mafia e istituzioni ci sono accordi “taciti” che consentono un regime di “auto-controllo” tale da far apparire il tutto… normale.
Soprattutto in quest’ultimo periodo, grazie agli ultimi provvedimenti governativi del “condono”, il fenomeno si è triplicato: c’è una corsa alla cementificazione a dir poco “sconsiderata” e fuori dalla copertura stessa del condono!
Non sò tutto ciò a cosa ci porterà, forse qualcuno dirà che ora c’è più lavoro, che finalmente si può lavorare in santa pace; le imprese faranno soldi a palate, gli operai lavoreranno e porteranno gli stipendi alle loro famiglie, che l’economia comincerà a girare, ecc… Però credo che alla fine il prezzo che avremmo pagato sia, in termini di morti, una guerra!!
Allora l’unica cosa che riesco a pensare è che una guerra è sempre “necessaria” per dare una scossa all’economia!! Meglio cento, mille, diecimila morti che la fame!

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ
Exit mobile version