Home Cronaca Omicidio Granata, parla il pentito Francesco Diana

Omicidio Granata, parla il pentito Francesco Diana

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Raffaele Granata fu ucciso l’11 luglio del 2008 perché aveva denunciato il tentativo di estorsione ai suoi danni che gli uomini dei casalesi, in particolare quelli de gruppo Setola, avevano preteso. A rivelarlo è il pentito Francesco Diana al processo per l’omicidio di Granata. Ieri dinanzi la Corte di Assise a Santa Maria Capua Vetere, si è svolta una nuova udienza del processo a carico di Oreste Spagnuolo, Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia, Carlo Di Raffaele, Ferdinando Russo e Loran Jhon Peram per l’assassinio, appunto, di Raffaele Granata. Diana è intervenuto in collegamento da un sito protetto ed ha riferito che: «Nando Russo mi disse che c’era un lido dove era meglio non andare a chiedere le estorsioni perché il titolare era uno che denunciava». Infatti, pochi mesi dopo, alcune persone vennero arrestate per un tentativo di estorsione proprio lì. Successivamente venne ucciso il titolare del Lido La Fiorente. A morire sotto decine di colpi di arma da fuoco fu Raffaele Granata, 70 anni, padre di Giuseppe Granata sindaco di Calvizzano. Il delitto avvenne l’11 luglio del 2008 a Varcaturo alle 8.30 del mattino. L’uomo dopo aver aperto il Lido ai bagnanti, si trovava in uno stanzino adiacente al bar e stava mettendo a posto le bibite, quando due sicari fecero irruzione. Per il 70enne non ci fu via di scampo. Una settimana prima dell’attentato, il clan avrebbe mandato qualcuno nello stabilimento balneare a chiedere il pizzo. Granata, che già in passato aveva denunciato i suoi taglieggiatori, avrebbe cacciato via quelle persone, escludendo ogni possibilità di pagare il pizzo, come avvenne nel 1992 in un episodio analogo, quando il boss Pasquale Marrone minacciò tutti gli stabilimenti balneari del litorale, appiccando incendi e mettendo a ferro e fuoco l’intero settore turistico della costa. Fu proprio Raffaele Granata, all’epoca, a convincere gli esercenti a denunciate gli estorsori, Da quelle denunce scaturirono 49 ordini di custodia cautelare.

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