Home Politica QUALIANO, LE TAPPE DELLA DEBACLEL’analisi. Maggioranza in crisi. Così finisce l’era Schiano

QUALIANO, LE TAPPE DELLA DEBACLE
L’analisi. Maggioranza in crisi. Così finisce l’era Schiano

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QUALIANO. Le ultime elezioni provinciali hanno inaugurato una nuova stagione politica a Qualiano. La sonora sconfitta di Forza Italia – con il miglior candidato che potevano esprimere, Ludovico De Luca – e il successo elettorale del candidato dell’Udc Pasquale Galdiero hanno rimesso in gioco l’assetto politico che sino ad allora si era costituito: e questa brezza di tramontana ha anche scosso la sinistra da un letargo che durava da oltre un inverno.



Forza Italia e la crisi della maggioranza.
Alla luce degli eventi non si può più parlare di maggioranza, intesa come entità unica che si riconosce in una comunità di intenti e di un leader, ma piuttosto di “maggioranze”. Forza Italia è ridotta a un manipolo di consiglieri comunali arroccati intorno al sindaco Schiano, i quali lo seguono come i pulcini con la chioccia senza domandarsi dove stanno andando, consapevoli solo della magra riflessione che se la chioccia va da una parte, ci sarà un perché. Ma otto anni di amministrazione sono tanti, e sufficienti a svezzare se non tutti almeno qualcuno di loro: anche i pulcini, dopo qualche mese, incominciano a razzolare da soli. E questa guida senza consiglio, affidata alle smanie, alle simpatie e antipatie del singolo sta portano il partito azzurro verso l’autodistruzione. Anche chi limita la propria attività politica al minimo indispensabile saprebbe intendere che il meccanismo più elementare della politica è quello di portare dalla propria parte quanti più elettori è possibile. E se poi puoi tirare dalla tua chi in un colpo solo consegna oltre 4000 elettori qualianesi, allora hai fatto bingo. E invece Forza Italia che fa? Fa di tutto per far si che quei 4000 voti vadano ovunque ma non nelle Casa delle Libertà. Chi non mastica molto di politica, ma con diligenza si sforza di capire, pensa che c’è qualcosa di astutamente sotteso. Si pensa che Forza Italia di voti ne conti parecchi e che tutti quei voti in più siano inutili ed ingombranti. Meglio non farsene carico, quindi, e respingerli da un’altra parte: appesantirebbero solo la coalizione e comporterebbero solo tanta più gente da accontentare. E allora si pensa: questi sì che la politica la sanno fare, menti sottili!
Quando però ci si accorge che la coalizione è allo sbando, l’elettorato è insoddisfatto, i bilanci comunali fanno acqua da tutte le parti, la minoranza si sta riorganizzando e che quei voti – con tutto il consenso che portano dietro – avrebbero fatto comodo specie in questa stagione, viene il dubbio che gli amministratori siano leggermente improvvidi. E allora ci si rende conto che le dinamiche della coalizione di centrodestra non sono sorrette né dalla ideologia né dal senso di responsabilità di tutelare e far crescere il gruppo, ma piuttosto dalla paura di far crescere chi ha più carte da giocare.


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Il ruolo dell’Udc. L’Udc si è candidato da tempo a forza di opposizione interna alla maggioranza: ha cavalcato la crisi della giunta comunale per mesi, subordinando la nuova adesione a precisi obiettivi di programma che, se non saranno raggiunti nei prossimi mesi, potrebbero riportare ad una nuova situazione di stallo amministrativo. Ma anche il partito di Follini, però, dovrebbe fare un po’ di chiarezza interna. In primo luogo, si registra la presenza di almeno due esponenti di rilievo che solo formalmente si dichiarano dell’Udc, mentre sostanzialmente si muovono come fedelissimi del sindaco Schiano. La prova della fulgida casacca azzurra che indossano è stata data in ogni occasione importante: alle elezioni provinciali hanno osteggiato con forza la candidatura di Galdiero fino a minacciare la scissione, perché Schiano non gradiva quella candidatura; durante la campagna elettorale non hanno portato nessun voto al candidato del proprio partito limitandosi al ruolo di miti spettatori; sono insorti ogni volta che qualche collega di partito ha avuto l’ardire di sollevare questioni che potesse metterli in cattiva luce verso il sindaco; come cimici investigative informano in tempo reale i colleghi azzurri delle posizioni o strategie che si assumono nell’Udc. Insomma, un nemico in casa. Il partito di Follini dovrebbe avere il coraggio di fare chiarezza al proprio interno, epurarsi di quella parte che non gli fa certamente onore. Allo stesso modo dovrebbe assumere anche una posizione chiara nei confronti dell’attuale amministrazione (o dentro o fuori). E questo è, in fondo, il modo migliore per fare uscire allo scoperto chi di risanamento economico, ripristino della legalità, programmi per lo sviluppo della città e del partito non gli importa proprio niente.


An, personalismi e opposizione. Infine c’è Alleanza nazionale. Il partito di Fini è uscito spaccato in due tronconi dall’ultima verifica di giunta. Mentre i due assessori (Zara e Onofaro) restano a guardare, da un lato si sono polarizzati Marfella e Ricciardiello, dall’altro D’Alterio e Licciardiello. Il sindaco è riuscito a imporre anche in questo contesto il metodo della contrattazione personale: un criterio brevettato ed efficiente che gli ha garantito la sopravvivenza per quasi due legislature. Dividere i partiti e contrattare personalmente con ogni singolo consigliere comunale, “negoziando” secondo la quotazione del momento.
E il centrosinistra? Esiste, certo. Soprattutto negli ultimi mesi sembra si sia esaurito l’effetto del cloroformio: in campo sono state messe una serie (valida) di iniziative contro l’attuale amministrazione. L’alleanza di centrosinistra sta dimostrando non solo di saper fare opposizione, ma anche di saper avanzare reali proposte alternative.


Lo scenario. Alla luce di questo scenario è difficile immaginare che l’amministrazione Schiano arrivi alla fine della legislatura. Non conviene ai consiglieri di centrodestra ripresentarsi agli elettori con un risultato amministrativo disastroso sotto ogni profilo. Tatticamente più conveniente sarebbe prendere le distanze ora, ad un anno dalle prossime elezioni comunali, dimostrando un operoso ravvedimento che quanto meno rappresenta un’attenuante. Mandare a casa questa amministrazione oggi non è un tradimento, ma un gesto di sopravvivenza. Un atto finale che – scaturito all’interno della stessa Casa delle Libertà – potrebbe far ripresentare i partiti del centrodestra uniti alle elezioni del 2006 e riconquistare il Comune con uno spirito diverso. Mandare a casa la maggiorana sarebbe un grande soddisfazione per l’opposizione, anche se bisogna riconoscere che i partiti di centrosinistra contribuirebbero poco alla caduta. E comunque l’opposizione non sarebbe in grado di vincere le elezioni in questo momento.

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