sabato, Luglio 19, 2025
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Isis – terrorismo. Moschee illegali per reclutare kamikaze per gli attentati: nel mirino Giugliano e Pozzuoli

Se Roma è la città con il rischio potenziale più alto per possibili attentati, la periferia napoletana e il territorio del basso casertano rappresentano invece per le forze dell’ordine una sfida difficilissima per il controllo del territorio. Qui il terrorismo rappresenta una variabile impazzita: in Campania, secondo i rapporti dell’intelligence, non esiste un elevato pericolo di attentati sul posto, ma l’altissima percentuale di immigrati in zona, spesso clandestini, crea le condizioni perfette per l’arruolamento della «manovalanza» da impiegare per il jihad. Lo dimostra anche l’operazione della Digos dell’altro ieri a Sorrento che ha portato in carcere un iracheno «attenzionato» dagli 007 di Belgio e Francia. A Napoli, nei dossier della nostra intelligence, sono stati registrati alcuni jihadisti «di passaggio» sul territorio, quasi tutti con contatti e appoggi all’interno di alcune moschee.

Per questo motivo sotto stretto monitoraggio sono finite quasi tutti i luoghi di preghiera e le associazioni islamiche, dal centro storico di Napoli fino alle periferie, dal giuglianese a Caserta. Potenziali Molenbeek all’italiana su cui l’attenzione è alta. È il caso di Licola Mare, lembo di terra a confine tra il comune di Giugliano e quello di Pozzuoli. Qui il degrado ha messo in fuga quasi tutti gli italiani che ci vivevano, la maggior parte erano i «terremotati» del bradisismo puteolano sistemati in palazzacci mangiati dalla salsedine e dall’incuria. Ora qui ci sono quasi tutti immigrati, alcuni clandestini e la maggior parte di fede musulmana. Ad accogliere i seguaci di Maometto da qualche tempo c’è anche una moschea che è in realtà un’associazione culturale islamica, la «Daawa».

Il venerdì mattina, quando c’è il maggior afflusso di fedeli per la preghiera pubblica del «Jumu’ah», obbligatoria per gli uomini, si tiene pure un piccolo mercato dove si possono comprare tre galline per 5 euro oppure oggetti tipici dei paesi d’origine dei fedeli. Per queste ragioni i pochi italiani che ancora risiedono in zona si sono ribellati. Così il venerdì, per evitare gli assembramenti e il chiasso delle centinaia di persone che vanno a pregare, l’imam ha deciso di scaglionare gli orari per la «Jumu’ah» in più turni. Di moschee come quella di Licola ce ne sono diverse in Campania.

Quasi tutte monitorate perché il pericolo di cellule dormienti del Daesh sul territorio è alto. I luoghi di culto dove si recita il Corano non devono obbligatoriamente essere ritenuti «covi di jihadisti», anzi i nostri 007 nei loro dossier ritengono che i luoghi di aggregazione siano utili sia per fini sociali che per le attività di controllo. Eppure questo non sempre è possibile perché ci sono anche moschee clandestine, ricavate in garage o in seminterrati che non hanno alcun riconoscimento giuridico e spesso non vogliono neppure avercelo. A Roma sono state schedate almeno una trentina di queste chiese «fai da te» e altrettante ne esistono a Napoli nelle cantine o negli appartamenti del centro storico. La difficoltà per le forze dell’ordine è tutta nel riuscire a separare il «buono» che c’è nei gruppi di preghiera musulmani, la maggior parte animati soltanto da spirito religioso, da i luoghi in cui possono annidarsi possibili minacce portate da singoli soggetti che incitano all’odio e alla «guerra santa».

FONTE: IL MATTINO