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«Mò basta, devono morire». Ma la polizia arrivò prima dei killer: la verità sulla fine del clan Mallo

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«Hanno rotto il cazzo e vanno uccisi». Il ras Carlo Lo Russo ce l’aveva con Walter Mallo, Paolo Russo e gli altri fedelissimi del neonato gruppo che con continue “stese” impedivano ai suoi spacciatori di vendere tranquillamente. Così, gli uomini armati di Carlo tentarono più volte di eliminare i nemici e perciò la procura antimafia scrive che l’arresto di maggio scorso li ha “salvati” da una morte ormai “decretata’”. A Carlo Lo Russo era chiaro che occorreva risolvere due o tre problemi”: liberarsi di alcuni personaggi (vecchi e nuovi aspiranti al controllo del territorio) che davano “fastidio” per garantire un lungo periodo di tranquillità e benessere economico al clan dei “Capitoni”. Proprio per questo motivo si circondò di fedelissimi affiliati più affidabili, del figlio e del nipote (Vincenzo detto “Enzo ‘o signore”). Giovani che per il delicato ruolo che rivestono e per i rischi che correvano dovevano essere ripagati adeguatamente. “Non sono persone da 2000 euro al mese”, ma dovevano avere un retribuzione superiore rispetto agli altri, pari ad almeno circa 5-6000 euro al mese”.


FONTE: IL ROMA

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