«Non cominciate a fare bordello, jà che quest’occasione ce l’ha mandata il Padreterno». «Sta seduto… io sono passato e ho visto una capa». «Una capa tanto lucida lucida, una capa “brillante”». «È Totore, ha una maglia rosa». Il 30 luglio scorso Emilia Sibillo, moglie del boss detenuto Giuseppe Buonerba, era in contatto con i due “specchiettisti”che in piazza Mancini avevano il compito di individuare potenziali bersagli da colpire: la cognata Assunta Buonerba detta “Susy” e Luigi Scafaro detto“Gino”. Loro, secondo l’accusa segnalarono alla donna ras la presenza di Salvatore D’Alpino detto “Totore o’ brillante” per la testa lucida a causa della calvizie. Mentre pronti a partire per uccidere, come poi fecero, c’erano Antonio Amoruso, Salvatore Mazio e Luigi Criscuolo. I sicari furono poi aiutati a nascondersi nelle fasi successive al delitto dagli alleati del rione Sanità: Salvatore Sequino e Andrea Mannadetto “Cioccolata”, un fedelissimo del primo al quale è stato notificato il mese scorso il Daspo per la rissa tra ultras in curva A al San Paolo. Gli ultimi due comunque, rispondono solo di favoreggiamento con l’aggravante del metodo mafioso, non di concorso in omicidio.
Erano le 18 e 26 quando la microspia piazzata dai Buonerba registrò la conversazione che potrebbe costare l’ergastolo agli indagati. In casa c’erano Gennaro Buonerba, Emilia Sibillo e altri, in contatto costante con gli inviati alla Maddalena Luigi Scafaro e Assunta Buonerba.
Emilia: «Si deve guardare prima… bumm».
Susetta: «Eh».
Totore: «No però se noi andiamo a colpo sicuro che sta quello, noi andiamo ancora più sicuri, è più bello ancora o una cosa in testa o un casco in faccia».
Antonio: «Noo.. una volta che teniamo e abbiamo rischiato com’è ce lo spacchiamo in testa?».
Totore: «Un paio di botte nelle cosce».
Gino: «E una volta che siamo scesi per il reato… vi faccio sa-pere».
Susetta: «incomprensibile».
Antonio: «Altrimenti stasera scendo e incendio “appiccio”».
Susetta: «No, “appiccia” no».
Emilia: «Ohh».
Antonio: «Brillante?».
Totore: «Oh, chi “brillante”mò».
Emilia: «Quest’occasione ce la manda il Padreterno guagliò».
Sconosciuto: «Era proprio lui?».
Antonio: «Sta la fuori?».
Gino: «La maglietta rosa tiene».
Antonio: «Una maglietta rosa».
Gino: «Pure il cugino».
Antonio: «No.. con la pistola».
Genny: «Ma due di voi però».
Emilia: «Bravo eh, senza fare bordello».
Totore: «incomprensibile… due di noi».
Genny: «Piglia il “Carnaby”però (si riferiva allo scooter Piaggio modello “Carnaby”)».
Luigi: «’O “Carnaby”».
Antonio: «Pigliamo “o’ Car-nabys”».
Genny: «Incompresibile».
Emilia: «Non cominciate a fare bordello, jà che quest’occasione ce l’ha mandata il Padreterno».
Alle 18 e 45 l’esecutore materiale dell’agguato, individuato in Antonio Amoruso dalla Procura antimafia, fece fuoco tra il terrore generale in piazza Mancini, uccidendo Salvatore D’Alpino e ferendo Sabatino Caldarelli detto “Pietro”. Il giorno dopo era già chiaro che si era trattato di un attacco dei Buonerba contro i Giuliano-Sibillo.
FONTE: IL ROMA