È salito a 247 morti il bilancio provvisorio delle vittime del devastante terremoto di magnitudo 6 che ha colpito ieri le province di Rieti e Ascoli. In particolare si contano 190 morti nel Reatino e 57 nell’Ascolano, secondo gli ultimi dati di prefetture e Protezione civile. I feriti ricoverati in ospedale sono 264. Dalla prima scosse di magnitudo 6.0 che ha devastato il centro Italia nella notte fra martedì e mercoledì, la terra nella zona dell’epicentro ha tremato oltre 460 volte.
Mentre tra le macerie si è continuato a scavare senza sosta, nelle tendopoli e nei centri di accoglienza allestiti tra Lazio e Marche è trascorsa la prima notte dopo il terremoto.
Ancora scosse intanto nella notte, dopo le oltre 300 di ieri, la più forte di magnitudo 4.6 alle 5:17 con epicentro tra Accumoli ed Arquata del Tronto.
È intanto proseguito senza sosta, nonostante il buio, il lavoro dei vigili del fuoco per recuperare eventuali superstiti sotto alle macerie. Un lavoro delicato che ha interessato tutto il cratere del sisma. E nel quale sono impegnati 880 pompieri, con 250 mezzi.
«Il numero dei morti continua a crescere e ad Amatrice siamo già a oltre 200», ha intanto detto il sindaco Sergio Pirozzi.
Ad Arquata del Tronto sono stati oltre un centinaio coloro che hanno scelto le strutture messe a disposizione dalla Protezione civile. Altri hanno invece dormito nel palazzetto di Amatrice o nelle tende portate ad Accumoli. Nelle zone la temperatura si è mantenuta su livelli accettabili anche la notte. Quasi tutti sono quindi riusciti a dormire, pur nelle sistemazioni di emergenza.
«Sono stremati dalle scosse», sottolinea uno dei soccorritori impegnati. «Abbiamo portato cibo e coperte a volontà», ha spiegato Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice. «Molti – ha aggiunto – sono stati quelli che hanno preferito cercare di dormire un po’ nelle loro auto».
Complessivamente è di 5400 il numero del personale impegnato in questo momento per i soccorsi. Circa 1000 gli uomini delle forze di polizia in campo e più di 1000 le unità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. A questi si aggiungono 400 unità delle forze armate e più di 3 mila persone che fanno parte del volontariato, delle associazioni locali delle regioni interessate (dalla Croce Rossa, al Soccorso Alpino, alle società che si occupano dei servizi essenziali). In questi 3 mila non ci sono le unità delle amministrazioni locali dei comuni coinvolti, le Regioni e le Prefetture e chi lavora «senza essere visto», per esempio nelle sale operative. Il dato è stato fornito nel corso della conferenza stampa della Protezione civile, a Roma.