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UN PIENO DI COLZA: PRO E CONTRO DEL BIODIESEL
Tutto quello che c’è da sapere sul carburante alternativo

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INTERNAPOLI. Non è fantascienza. Oggigiorno in Italia si producono 300.000 tonnellate di biodiesel, appena il 3%, con l’auspicio di superare il 5% nel 2010. i primi motori diesel alla fine del XIX secolo utilizzavano, in mancanza di derivati del petrolio, olio di arachide. Il motore diesel si presta molto all’utilizzo di questo carburante alternativo. Gli oli migliori sono quello di colza (nome comune della varietà oleifera della specie Brassica campestris. La colza è una erbacea annuale caratterizzata da foglie semplici; Dai semi di colza si ottiene un olio impiegato come lubrificante e nella produzione di oli di semi vari) e di canapa. Bisogna distinguere tra oli e vegetali e biodiesel, si tratta infatti di due composti diversi. L’olio di colza, è una miscela di acidi grassi di diverso tipo, molto più complesse e pesanti di quelle del gasolio. Per trasformare questi oli così variabili in un combustibile standard, li si sottopone ad un processo chimico chiamato esterificazione. In breve si aggiunge all’olio vegetale dell’alcol metilico che spezza le molecole degli acidi grassi, li trasforma appunto in esteri metilici facendo precipitare il componente più pesante dell’olio, la glicerina. Così modificato il carburante risultante, il biodiesel, è più fluido e leggero e assomiglia molto più al gasolio. Anche se l’olio vegetale può sembrare un valido sostituto del gasolio, in realtà sono ancora molti i problemi da risolvere; infatti sembra che le vetture che utilizzano olio vegetale abbiano problemi di grippaggio ai pistoni o incrostazioni carboniose nell’impianto di alimentazione. L’olio vegetale inoltre, risulta quantomai dannoso per i moderni motori dotati di tecnologia common rail che hanno passaggi del carburante di diametro piccolissimo. Per rendere utilizzabili con sicurezza gli oli vegetali nei motori diesel, in Germania, Canada e Usa sono in vendita kit di modifica degli impianti di alimentazione. Questi kit prevedono l’utilizzo di un doppio serbatoio olio-gasolio; per cui l’auto parte a gasolio, scaldando il motore prima dell’uso dell’olio vegetale e, al momento dell’arresto, ancora, il motore passa a gasolio per qualche secondo, per ripulire i condotti. C’è bisogno di fare molta attenzione con l’utilizzo di oli vegetali. In Italia usare oli vegetali come combustibili è un reato fiscale perchè si evadono le tasse sui carburanti. Inoltre il gasolio fossile, nonostante i continui rincari è più economico del biodiesel e degli oli vegetali, poiché questi ultimi sono sottoposti a gravose tassazioni che li rendono poco o per niente competitivi. D’altronde i vantaggi ambientali nell’uso di combustibili vegetali sono molteplici; in primis, si tratta di combustibili rinnovabili, sono sostanze biodegradabili ed inoltre, non aggiungono gas serra all’atmosfera. In Italia la frontiera dei biocarburanti sembra ancora lontana; la Fiat, per esempio, non ha in cantiere nessuna vettura progettata per questo funzionamento. Inoltre non ci sono rifornitori di biodiesel su tutto il territorio, mentre in Germania se ne contano già più di duemila. “In futuro – dice l’ingegner Alex Sorokin – quando i combustibili fossili cominceranno a scarseggiare, e quindi a costare sempre più cari, verranno sostituiti da un mix di prodotti diversi. I biocarburanti potranno dare un contributo importante ma non enorme, al fabbisogno energetico dell’autotrasporto. Dall’olio ricavato da un ettaro di colza, infatti, si ottengono al massimo 1600 Kg di olio o di biodiesel.

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