«Alla mia morte, qualunque ne sia la causa, mio figlio deve essere affidato a mia madre e mio padre e in caso di loro morte a mia sorella Fabiana»: firmato Stefania Formicola. Già il 28 aprile del 2013 Stefania aveva paura di morire e con una lettera scritta su un foglio a quadretti chiedeva che la sua creatura fosse allevata dai genitori. Poi aveva avuto un altro bambino, ma l’ansia non era andata via, anzi aveva continuato a crescere fino a occupare interamente la sua vita: era spaventata Stefania e a terrorizzarla era il suo uomo. Quindici giorni fa non ne aveva potuto più ed era andata via, aveva lasciato il marito che la tormentava, la picchiava, la minacciava arrivando a puntarle una pistola in faccia. Ma la fuga non è bastata a salvarla da una morte annunciata. L’orribile retroscena sulla morte della donna di Sant’Antimo è riportato dal Mattino. Una quindicina di giorni fa, Stefania, che abitava in un appartamento nello stesso parco, si era presentata alla porta di mamma e papà: «Non lo voglio più – aveva detto – Carmine mi picchia e mi ha anche puntato una pistola in faccia». Il padre era andato a raccontare l’accaduto ai carabinieri di San Marcellino, ma senza formalizzare una denuncia. Così i genitori della donna avevano chiamato i carabinieri che avevano allontanato il giovane.
L’orribile retroscena sul delitto di Sant’Antimo, Stefania sapeva di morire. Ecco la lettera choc
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