Home Politica Dimissioni di Scajola: raffica di critiche

Dimissioni di Scajola: raffica di critiche

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ROMA – Se l’aspettavano. Ne avevano parlato a lungo i ds, nel vertice dei parlamentari prima della bagarre in aula, “attenzione, Berlusconi rovescerà tutto su Cofferati”. Ne erano convinti anche alla Margherita, con Rutelli pronto alla mozione di sfiducia su Scajola da affidare a Montecitorio ad uno speaker unico per l’occasione, Massimo D’Alema. Con il niet all’operazione però dei comunisti. Poi, il ministro getta a sorpresa la spugna ma puntualmente il premier dedica poche righe all’addio del Viminale e si lancia nel teorema lotte sociali uguale soffiare sul fuoco del terrorismo. I banchi del centrosinistra esplodono. Disgustoso. Lo scandisce il presidente del ds, “moralmente disgustoso e politicamente inaccettabile” l’affondo del presidente del Consiglio che mette sullo stesso piano “le piazze e le pallottole”, la democrazia e l’eversione. Non cita però, direttamente, nella sua difesa in aula, Cofferati. D’Alema lo farà poi in Transatlantico, parlando con i giornalisti. E la cosa non piace né al segretario della Cgil né ad alcuni deputati del correntone che, dopo gli avvertimenti lanciati in mattinata, si aspettavano qualcosa di più nella Maginot a guardia del Cinese.

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Disgustoso. Lo ripete Francesco Rutelli, “strumentalizzare le lotte della Cgil e del suo leader”. C’è un abisso fra i milioni di lavoratori in sciopero contro i licenziamenti facili e il terrorismo. Un abisso ancora più grande “di quello che c’è fra lei, signor presidente del Consiglio, e la cultura democratica e liberale”. Difendiamo Cofferati, insiste il presidente della Margherita, per difendere milioni di lavoratori. “Il suo, signor presidente del Consiglio, non è un discorso da statista: è un discorso da incendiario”. Il governo? “Un carrozzone che perde pezzi ad ogni curva”, ironizza Massimo D’Alema. Prevedendo quanto prima un nuovo deragliamento: quello del “creativo ministro Tremonti, Dio ce ne scampi, che lascerà un’ eredità pesante per il paese”.

Il titolare dell’Economia, che Bruxelles mette sotto tiro per i suoi conti, è nel mirino anche di Rutelli. Non c’è due senza tre. Dopo Ruggiero e Scajola il terzo ministro che scenderà in corsa dal governo sarà proprio lui, “l’uomo del miracolo economico che non c’è”. Il male oscuro di Palazzo Chigi? Gaffe, litigi, polemiche non sono incidenti di percorso, e non è che Berlusconi “sia improvvisamente diventato sfortunato”. No. Secondo Rutelli siamo di fronte “ad una vera crisi del governo”. Stavolta è il centrodestra che protesta, anzi, mostra di divertirsi, “Rutelli ma che esagerazione”.

E’ la carta che il centrosinistra ha scelto di giocare, nelle lunghe riunioni alla vigilia dell’appuntamento di Montecitorio. Puntare d’ora in poi sulle difficoltà strategiche, di affanno politico del governo, piuttosto che derubricare la sequenza di scivoloni della maggioranza a singoli incidenti. La “mozione di sfiducia” è dunque per l’intera compagine, anche se il prossimo obiettivo dell’Ulivo sarà proprio Tremonti, senza escludere iniziative parlamentari specifiche contro il ministro dell’Economia che “sta portando l’Italia alla paralisi”. Però sulla lotta al terrorismo, il centrosinistra tende la mano al governo. Massimo D’Alema propone una commissione parlamentare d’inchiesta sull’eversione, nazionale e internazionale. Perché strutture e analisi non sono al passo con la nuova sfida lanciata dai terroristi. I ds sembrano intenzionati a formalizzare la proposta anche se la Cdl non accogliesse il segnale, anche se c’è da coinvolgere pure il resto dell’Ulivo nell’iniziativa, lanciata a sorpresa dal presidente della Quercia. La guerra fredda è finita, spiega, il governo ha l’opportunità di aprire un confronto politico civile con l’opposizione.

Denuncia D’Alema: ” C’è il pericolo che si riapra una stagione di veleni, di lettere che si ritrovano in momenti particolari, di dischetti che svaniscono… Gli apparati dello Stato si chiamano così perchè sono al servizio di tutti e non di una parte politica. Io credo che da questo punto di vista al governo spetta di dare segnali di un cambiamento di rotta”. Rutelli torna sulle scorte revocate a Marco Biagi. Falso quel che ha detto Berlusconi in aula, non è stato il centrosinistra a togliere la protezione, “il ministro Bianco nel giro di 24 ore, appena avuto notizia di pericoli, assegnò la scorta all’economista. Che venne poi revocata”. Perché? Il premier, accusa l’Ulivo, non ha risposto. Un discorso “arrogante”, lo definisce il verde Pecoraro Scanio. “Scellerato”, secondo il leader del Pdci Diliberto. Tutti chiedono: via il segreto dal rapporto del prefetto Sorge, la verità sulle scorte sta in quel dossier.

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