Home Cronaca Spari contro i cancelli della ditta, ucciso il custode

Spari contro i cancelli della ditta, ucciso il custode

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Qualiano. Non è riuscito nemmeno ad arrivare alla finestra della casupola dove viveva con la sua compagna: tre proiettili lo hanno fermato prima. È morto così Radoslav Miroslavov Borivos, 28 anni bulgaro, entrato clandestinamente in Italia, custode a nero della ditta di produzione di calcestruzzo «Ige. Mar Srl». Secondo i carabinieri della compagnia di Giugliano, guidata dal capitano de Biase, l’immigrato sarebbe stato raggiunto alla gola e al torace da tre pallottole sparate per intimidire il gestore della ditta, Gennaro Marrone, 44 anni di Qualiano, e costringerlo a pagare il pizzo o ad aumentare il contributo già versato oppure a ritirarsi da qualche gara d’appalto. O, forse, la Ige.Mar. non era una ditta poi tanto florida ed era finita nelle mani degli usurai. Ma Marrone nega di essere mai stato oggetto di minacce. E gli inquirenti indagano anche su altri aspetti della sua vita personale che al momento non risultano chiari. «Quando ho sentito il rumore dei proiettili ero a letto – ha raccontato agli inquirenti Gala, la compagna di Borisov – Ho cominciato a urlare, ma il mio fidanzato mi ha detto con voce strozzata: ”non ti muovere”, poi ho visto il sangue, e ho cercato di tamponarlo con un cuscino, ma lui è morto subito. Dissanguato». Prima di spirare l’uomo è riuscito a premere il pulsante che collega lo stabilimento con la ditta di sorveglianza «La lince». E sono stati i vigilantes i primi ad arrivare alle 23 e 55 sul luogo del delitto e ad avvertire i carabinieri. Sul posto sono stati trovati tre bossoli calibro 7,65 e tre di calibro 38: sarebbero state, dunque, utilizzate due diverse armi da fuoco. La morte di Borisov ha gettato nello sconforto la comunità di bulgari che popola il centro storico di Qualiano: «Il nostro amico – raccontano – era venuto qui per lavorare, per comprarsi una casa nel suo Paese. Lavorava a nero, come tutti noi. Ora non abbiamo nemmeno i soldi per rimpatriare il corpo». E Gala, la fidanzata spiega: «Borisov era impetuoso, ma era una brava persona, non aveva mai litigato con nessuno, non riesco proprio a capire che cosa sia successo, ma non credo che qualcuno potesse avercela con lui». E Gennaro Maglione, geometra della Ige.Mar. conferma «Borisov era un ragazzo alto, robusto. Noi lo chiamavamo Gesù, perchè aveva i capellli lunghi e la barbetta, era sempre gentile con tutti». E poi sottolinea: «Ma dovete crederci, questa è una ditta seria, noi non abbiamo mai pagato tangenti». Borisov è il terzo immigato morto nel giuglianese negli ultimi mesi: il 28 aprile era deceduto Pavlo Butchyk, 30 anni, ucraino, vittima di un incidente sul lavoro. Il 10 luglio era spirato all’ospedale San Giuliano, Job, rifugiatosi in Italia dalla Liberia martoriata dalla guerra e finito in ospedale dopo essere stato colpito da alcuni proiettili alle gambe. E sulla vicenda è intervenuto anche il capogruppo ds nella commissione antimafia, Giuseppe Lumia: «Vorrei che Borisov Miroslavov Radoslav fosse ricordato perchè è vittima del racket dei clandestini che lo ha portato in Italia, di quello del lavoro nero che lo ha fatto lavorare in quel cantiere e di quello sugli appalti che lo ha colpito a Giugliano».


DANIELA DE CRESCENZO – IL MATTINO 5 OTTOBRE 2005

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