sabato, Luglio 19, 2025
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Caso Fortuna. Un testimone scagiona Caputo: «Le cose sono andate diversamente. Ecco la verità»

«Caputo era giù nel cortile e Claudio Luongo da dove si trovava non poteva vedere il corpo di Chicca, perchè il corpo della bimba non era visibile essendo coperto dalle colonne del porticato.». Nel processo in corso a Napoli per accertare le cause della morte della piccola Fortuna Loffredo è arrivato un ulteriore colpo di scena e questa volta l’autore è Massimo Bervivato, detto ‘chiappariello’, chiamato a testimoniare questa mattina. E’ stato lui la prima persona ad accorrere davanti al corpo della piccola bambina gettata giù da un piano alto del parco verde di Caivano ed ha affermato che il principale accusatore di Caputo non poteva vedere chiaramente la scena poiché coperto da un pilastro.

La dichiarazione di Bervicato, si legge da Il Mattino, ha scatenato gli avvocati di parte civile e i difensori degli imputati (presente in aula solo Raimondo Caputo, mentre Marianna Fabozzi ha rinunciato ad assistere all’udienza), e lo stesso pubblico ministero ( Claudia Maone) . Sotto una valanga di domande il testimone ha finito per «incartarsi», tanto che alla fine l’avvocato Sergio Pisani, ha chiesto alla corte un esperimento giudiziario sul luogo del ritrovamento del corpo della piccola vittima. Il colpo di scena ha scatenato la rabbia di Pietro Loffredo, allontanato con forza dall’avvocato Angelo Pisani. Le grida dell’uomo si sono sentite fin dentro l’aula. Come in un furioso mantra Pietro Loffredo ha gridato: «I veri assassini sono fuori, che razza di giustizia è questa»?