venerdì, Luglio 18, 2025
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Scandalo vigili ad Arzano. Depistaggio e falso, 5 agenti a processo. Comune parte civile

Accusa di depistaggio e falso, disposto il rinvio a giudizio con richiesta di giudizio immediato per cinque agenti della Polizia municipale. Il comune si costituisce parte civile, nuova tassello accusatorio della Procura. Il tutto era scaturito nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, a cui i Carabinieri avevano dato seguito attraverso l’applicazione di ordinanze cautelari emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli Nord, nei confronti di quattro appartenenti alla municipale di Arzano per il reato di depistaggio. In particolare, era stata emessa una misura cautelare personale della custodia nel carcere femminile di Pozzuoli per Rosa Mastrocinque (finita nuovamente ai domiciliari in provincia di Roma per questo secondo filone), e tre divieti di dimora per gli agenti Silvana De Rosa, Antonio Gesso e Luigi Di Nocera.



Nel medesimo procedimento è stato rinviato giudizio per falso anche un quinto agente di Pm, poiché avrebbe attestato falsamente con propria firma, un verbale di sinistro stradale preparato dall’agente Gesso finito nel mirino per il presunto tentativo di depistaggio. La vicenda oggetto dei provvedimenti cautelari traeva origine da precdente procedimento penale, nel quale la vigile urbana Mastrocinque veniva sottoposta alla misura degli arresti domiciliari per aver posto in essere un’istigazione alla corruzione e una tentata concussione nei confronti di un tecnico comunale per fatti connessi alla realizzazione di opere abusive presso un fabbricato di sua proprietà. In particolare, é stata ritenuta non veritiera la versione fornita al Pubblico Ministero dai tre appartenenti alla polizia Gesso, De Rosa e Di Nocera – alternativa a quella riferita dal tecnico comunale – essendosi palesata, secondo l’ipotesi accusatoria, quale evidente frutto di un preventivo accordo intercorso tra i vigili urbani per favorire la loro collega ai domiciliari.


La vicenda giudiziaria ha già interessato oltre all’arrestata Rosa Mastrocinque, anche l’ufficiale Vincenza Merolla, il sottufficiale Alfredo Sora, unitamente al geometra comunale Francesco Aruta, a cui furono notificate tre ordinanze cautelari di sospensione dal servizio. Questi ultimi tre hanno patteggiato una condanna a sei mesi. Mentre all’appartenente della Polizia municipale, Mastrocinque, nei cui confronti furono disposti i domiciliari anche per il primo filone d’indagine, sono contestati anche i reati di istigazione alla corruzione e violenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato: ha optato per il rito ordinario.



L’indagine era partita dopo l’aggressione fisica ai danni del tecnico comunale ad opera di uomini incappucciati fin sotto il comune mentre quest’ultimo si recava a lavoro e che attiene ad altro procedimento. Secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal gip, Mastrocinque, venuta a conoscenza che un altro sopralluogo era stato effettuato dal tecnico che aveva provveduto a segnalare l’abuso, aveva avvicinato quest’ultimo attraverso l’intercessione di un altro collega (finito nell’inchiesta) che lo avrebbe invitato fin dentro l’area parcheggio del comando della Polizia locale e la stessa, con minacce e offerte di denaro, accompagnata dal consorte a bordo di un potente Suv, avrebbe tentato di indurlo a distruggere un secondo verbale a suo favore. Ovviamente bisognerà attendere il terzo grado di giudizio.



Inchieste che hanno portato all’emissione da parte della Procura Napoli Nord anche di ordinanza cautelare di sospensione dal servizio per il colonnello Angela Errichiello, comandante del corpo, il capitano Domenico Barone e il sottufficiale Luigi Marigliano. Secondo le accuse mosse dalla Procura, i tre appartenenti alla Pl, tra cui il comandante, sono accusati di aver utilizzato impropriamente i badge in dotazione. Secondo l’ipotesi accusatoria, infatti, i cartellini marcatempo sarebbero stati consegnati in circostanze diverse ad uno solo degli agenti che avrebbe provveduto di volta in volta all’inserimento nell’ apposito sistema anche per gli altri due. Ciò per far risultare, falsamente, la loro presenza in ufficio, così da indurre in errore l’amministrazione sulle di ore di lavoro effettivamente svolte, e, di conseguenza, far sì che le relative indennità fossero ingiustamente corrisposte, con conseguente danno erariale per il Comune. Le indagini, sono state compiute anche mediante l’ausilio di una telecamera nascosta installata negli uffici del Comando dei vigili, per mezzo della quale si sarebbe documentato la condotta degli indagati.