sabato, Luglio 19, 2025
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OMICIDIO GENNY Il muro di silenzio costruitoda un poliziotto in pensione IL ROMA

NAPOLI. I suoi amici non era-no poi così amici e l’ex poliziot-to, raggiunto il pensionamento,aveva da tempo dimenticato glioneri che una divisa comporta.Quello che ne è venuto fuori è sta-to un muro di abominevole omer-tà che solo la raffica di intercet-tazioni disposte dalla Dda è riu-scito a squarciare. Genny Cesa-rano, all’alba del 6 settembre2015, diventa l’ennesima vittimainnocente della camorra. Ma isuoi compagni, gli stessi che inquella notte maledetta si trovava-no con lui al momento dell’ag-guato eseguito dai sicari di CarloLo Russo, sapevano perfetta-mente che i killer erano «arrivatida Miano» in risposta alla prece-dente stesa partita dal rione Sani-tà per ordine di “Pierino” Espo-sito. Non solo, nei mesi successi-vi al delitto un ex agente della po-lizia Stato, padre di uno dei ra-gazzi, ha esercitato una lunga se-rie di pressioni affinché i giovaniparlassero il meno possibile, siatra di loro che con gli inquirenti.Un pantano di bugie al quale duegiorni fa è stato finalmente mes-so fine grazie ai fermi di LuigiCutarelli e Ciro Perfetto, accusa-ti di essere gli esecutori materia-li dell’omicidio del 17enne, e diAntonio Buono e Mariano Torre,entrambi componenti del com-mando. Altre tre persone sono in-vece ancora ricercate.L’OMICIDIO DI GENNYEcco come gli inquirenti hanno identificato il commando giunto da MianoIl muro di silenzio costruitoda un poliziotto in pensione BUGIE A RAFFICA. Se è veroche la svolta è arrivata solo gra-zie al pentimento del boss CarloLo Russo, passato dalla parte del-lo Stato nel luglio scorso, ad ac-cendere i primi barlumi di spe-ranza erano state già le attività tec-niche eseguite dagli specialistidella Squadra mobile di Napoli.Lo mette nero su bianco il gipFrancesca Ferri all’interno delprovvedimento cautelare che ve-nerdì mattina ha portato al fermodei quattro sicari: «La loro lettu-ra consente di accertare che si trat-ta di giovani che conoscevano be-ne le dinamiche criminali che era-no alla base dell’agguato del 6 set-tembre, e che avevano scelto diomettere informazioni utili alleindagini. Emerge altresì che ave-vano omesso di offrire informa-zioni in ordine al nome di uno deiprobabili killer, Ciro Perfetto, fi-glio di “Lello ’o muss ’e scigna”,e alla presenza sulla scena del de-litto di “Tartarella”, cioè Raffae-le Bacio Terracino». In compa-gnia di Genny, quella sera, si tro-vavano inoltre anche GiuseppeFerraiuolo, Dario Mattei e Anto-nio Mazzarelli. Lo scooter di que-st’ultimo è stato raggiunto da al-meno dieci dei 24 proiettili esplo-si quella notte in piazza San Vin-cenzo. Le bordate del gip prose-guono: «È a dir poco allarmanteanche il comportamento di Vin-cenzo Mazzarelli, padre di Anto-nio, il quale, sebbene in passatofosse stato un poliziotto (in servi-zio all’Ufficio Volanti, ndr), nonesita a consigliare ai testimoni diassumere atteggiamenti omerto-si e, soprattutto, li invita a essereattenti a cosa dicono perché sa-ranno sottoposti a intercettazio-ne». Tutto inutile. La verità salte-rà fuori comunque.PAROLE CHOC. Il 28 settem-bre 2015 Antonio Mazzarelli sitrova a bordo della propria Toyo-ta “Yaris” in compagnia di Giu-seppe Barone, fratellastro del pre-giudicato Antonio Esposito, affi-liato al cartello della Sanità Se-quino-Vastarella. Barone prendequindi la parola: «Dice che è sta-to il figlio di “Lello muss ’e sci-gna” di Miano». Mazzarelli re-plica: «Eh bravo, io adesso mi so-no fissato». Per poi aggiungere: «Mi hannoucciso, io mi sto uccidendo con laProcura, con le guardie tutti igiorni, ad appiccicarmi con Sos-sio, con l’agguato addosso». Unterzo uomo interviene nel discor-so: «Ormai non ti fanno più nien-te. Hai preso le botte nel “mez-zo” solo perché stai con il fratel-lo di Barone. Non ti possono maisparare ’o frat. Stai coperto». Ilgiorno successivo Mazzarelli di-scute invece con Mattia DellaMonica ed emergono chiari rife-rimenti alla stesa in via Janfollamessa a segno dal gruppo di “Pie-rino” Esposito. Sul punto, DellaMonica non ha dubbi: «Guagliù,ma quante volte lo devo dire? Pu-re questi qua alle due e mezza sa-lirono a Miano». Il 5 ottobre Maz-zarelli ribadisce il concetto: «Ma