INTERNAPOLI. Ancora fresca la memoria per il cosiddetto caso Hwang, il ricercatore coreano tristemente famoso per aver “barato” sui risultati dei propri esperimenti, ecco un ulteriore scandalo per il mondo della ricerca: anche il Giappone scopre uno scienziato “impostore”.
A renderlo noto è stata l’Università di Tokyo. A quanto pare, il professore Kazunari Taira, docente di chimica e biotecnologia, non è riuscito a replicare i risultati vantati dalla ricerca pubblicata dallo stesso professore sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”. Si trattava della produzione di un enzima umano a partire dal batterio E.Coli. Sarebbe altrimenti, secondo lo stesso ateneo, della dimostrazione che Taira aveva “barato” nel primo esperimento.
Si tratta di un fatto sorprendente, che rischia di mettere in discussione tutto il sistema del peer reviewing, il sistema adottato ad oggi dalle maggiori riviste scientifiche, fatto di un complesso processo di revisione degli articoli sottomessi ai giornali da parte di almeno due esperti indipendentemente i quali, senza essere a conoscenza del nome dell’autore della ricerca, sono chiamati a valutare la plausibilità, e soprattutto la rilevanza scientifica della ricerca.
Episodi del genere minano alla base la solidità del cosiddetto “metodo scientifico”, inferendo un duro colpo al requisito fondamentale di un protocollo sperimentale: la sua ripetibilità (leggi possibilità di verificare i risultati, nelle stesse condizioni sperimentali, da parte di un terzo indipendente).
Ciò che più sorprende, comunque, è che a barare sia stato un ricercatore universitario, di certo la tipologia più insospettabile.
Non resta che sperare, dunque, che il clamore suscitato dall’evento non riduca ulteriormente la già scarsa fiducia dei cittadini nei confronti della scienza di base, già considerata “astratta” dai molti, ma senza la quale non sarebbero possibili quelle innumerevoli applicazioni che rendono a tutti la vita migliore. Talvolta, anche un episodio 2scandaloso” può far bene; di certo servirà a far riflettere molti ricercatori.