Home Varie «L’AGRO GIUGLIANESE E’ SEMPRE MENO AGRO»Il nuovo saggio di Sabatino

«L’AGRO GIUGLIANESE E’ SEMPRE MENO AGRO»
Il nuovo saggio di Sabatino

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Un lungo viaggio nella memoria, alla ricerca degli «Aspetti territoriali e testimonianze storico- architettoniche dell’area giuglianese». Nasce così il nuovo saggio di Giovanni Sabatino, lo studioso di Qualiano da sempre attento alle testimonianze architettoniche e sociologiche del comprensorio flegreo-giuglianese. Pubblichiamo – per gentile concessione dell’autore – un piccolo estratto dal libro presentato questa mattina a Qualiano.




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QUELLA VOCAZIONE TRADITA


di Giovanni Sabatino



GIUGLIANO. Si intendeva e si intende (forse adesso a torto) con il termine di agro giuglianese, un insieme di piccoli centri un tempo ad economia prevalentemente agricola che ruotano attorno a Giugliano, il
centro più grande ed importante, con una popolazione di oltre 100
mila abitanti. Racchiusi nello stesso ambito territoriale, gli altri
centri sono: Calvizzano, Marano, Melito, Mugnano, Qualiano e
Villaricca (anche se è in atto una riconversione urbana-produttiva
di alcuni di essi: Mugnano nel settore calzaturiero, Marano in cui
prevale il settore terziario, con la presenza di un ceto imprenditoriale
dedito ad attività di servizio, mentre Giugliano come capoluogo
del comprensorio insieme a Villaricca e Qualiano, pur conservando
il ceto delle piccole e medie imprenditorie agricole e di
manodopera bracciantile si stanno aprendo alle strutture di servizio).

In virtù della sua economia, che per buona parte continua ad
essere di tipo agricola, e della sua buona posizione geografica è un
importante centro di scambio per i prodotti della terra (essenzialmente
è molto sviluppata e conosciuta l’ortofrutticoltura,che consente
redditi medio-alti agli addetti). Difatti, i mercati ortofrutticoli
che si trovano a Giugliano, Marano e Melito raggiungono con la
loro merce numerosi centri italiani ed europei. In merito al miglioramento
delle condizioni di vita sociale e lavorativa degli addetti in
agricoltura, con le rispettive famiglie, fa d’uopo rileggere ciò che
scriveva negli anni ’50 uno studioso di economia agraria: “La miseria
nelle campagne. Triste è la situazione sociale nelle campagne
specialmente nel mezzogiorno. Il Rossi Doria calcola che più
di due milioni di ettari sono lavorati a zappa e vanga dai contadini
meridionali e non nei fiorenti vigneti e negli orti ma nei più poveri
seminativi, e aggiunge: “Questo dato basterebbe da solo ad
indicare quanto arretratezza sia, e lontana dalla tecnica moderna
quest’agricoltura nella quale la zappa è lo strumento sovrano… e
che gli animali sovrani di gran parti dell’agricoltura meridionale
restano l’asino e il mulo, cattivi motori agricoli, di nessun giovamento
all’equilibrio dell’agricoltura uno strumento necessario in
un mondo in cui le imprese agricole non hanno alcuna stabilità,
sono vere impres enomadi”. Campo di tanta fatica e di tanti dolori
è quello che lo stesso Rossi Doria chiama Mezzogiorno nudo, ad
agricoltura estensiva senza investimenti fondiari, occupati dalle
grandi e medie aziende cerealicolo -pastorali a ordinamento capitalistico
e dalle grandi e medie proprietà affittate o date in compartecipazione
o mezzadria a lavoratori… La fame di terra mantiene
elevati i fitti e rende sempre più aleatorie le imprese contadine.
Basta un raccolto inferiore al normale per fare indebitare la
famiglia e portarla alla miseria più nera… Ma anche l’ alimentazione
è deficiente nella qualità più che nella quantità. Prevalgono
e sovente hanno un posto quasi esclusivo i cereali, i legumi, gli ortaggi
e la frutta. Nel mezzogiorno la carne è quasi assente dai pasti
e spesso anche i latticini. Nullo il consumo dello zucchero e

minimo quello del vino. In molte campagne meridionali i pasti sono
tre, il primo e il secondo, di pane solo e qualche volta di olive e fichi
d’India, vengono consumati nei campi, il terzo, la sera, l’unico
cucinato consta di una minestra di verdura o di fave e la domenica
di pasta asciutta, qualche volta di un pò di pesce e, soltanto
nelle grandi solennità, di carne. Il pane è l’alimento fondamentale.
Il companatico è considerato un di più di cui si può fare a meno.
L’alimentazione deficiente, le spese minime per il vestiario e
l’abitazione, l’assenza di consumi non indispensabili,sono la conseguenza dei
redditi insufficienti e dei lunghi periodi di disoccupazione”. 1


L’agro giuglianese interessa una realtà demografica di oltre
300 mila abitanti ed è un vasto territorio a vocazione agricola, i cui
coltivatorisono stati costretti a rivolgere le loro occupazioni all’entroterra
casertano: Sessa Aurunca, Teano, Capua, Sparanise ecc…
Perché succede tutto ciò? Purtroppo in questi ultimi tempi, questo
ridente territorio agricolo sta subendo duri attacchi alla sua vocazionale
integrità, da un indiscriminato uso del territorio. L’inesorabile
mano della speculazione edilizia sta ampiamente interessando
questi centri, trasformando la loro fisionomia fisica. Caotici complessi
residenziali, sorti sotto l’assoluta apatia delle autorità preposte
alla tutela e difesa del territorio,mentre la costa balneare che da
Lago Patria, Varcaturo e Licola, sino a Castel Volturno è abbruttita
da una miriade di residenze che oltre a creare uno scenario territoriale
avido, sottraggono enormi disponibilità agricole alla zona
stessa. Situazione assurda a cui non basta la denuncia verbale, ma
deve seguire un processo per la salvaguardia delle ricchezze del
territorio e l’estrema condanna a quanti attentano alla sua stessa integrità.





I ARTURO MAUGINI, La riforma agraria in Italia, Casa Editrice Italiana, Roma
1953, p. 24 e segg.





Il saggio di Giovanni Sabatino “Aspetti territoriali e testimonianze storico architettoniche dell’area giuglianese” (edito da AbbiAbbe edizioni) è disponibile nelle edicole del centro di Qualiano oppure contattando il 3495372227
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