Home Cronaca «AMORUSO UCCISO DAL SUO CLAN»Omicidio nella sala Bingo

«AMORUSO UCCISO DAL SUO CLAN»
Omicidio nella sala Bingo

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MUGNANO. La faida, dicono, è storia. E quel delitto, efferato, violento, sotto gli occhi di trecento
persone, tra adulti e bambini, poco c’entra
con quella storia di ribellione allo strapotere
dei Di
Lauro. Dicono gli
inquirenti che Carmine Amoruso,
di
anni 43, residente in
via Appia a Caserta,
ma nato e cresciuto
a Mugnano, è stato
ucciso «per questioni
di equilibri». Equilibri.
Che sta per
riassetti criminali.
Ovvero, quella persona
lì in quella zona
e in quel ruolo
non stava più bene.
Quella persona,
Carmine Amoruso,
pregiudicato per estorsioni e droga; scarcerato
tre anni fa; erede naturale del boss detenuto
(e pentito per poco più di un mese)
Giacomo ‘a femmenella Migliaccio, andava
sostituito.
Amoruso, come il suo predecessore, dettava
ordini nel territorio di Mugnano. E come
il suo predecessore, gli ordini, a sua volta,
li riceveva dai vertici degli scissionisti’
del clan Di Lauro.
L’hanno ucciso nel
bel mezzo di un’ allégra
serata al Bingo,
in una sala di via
Pietro Nenni, a un
passo dalla Circumvallazione esterna.
C’erano più di 300
persone, in quella
sala, quando due uomini,
che hanno provato a nascondere i
volti con rispettive
sciarpe e cappellini
in lana scura, sono
entrati col passo di
comuni giocatori,
hanno riconosciuto la loro vittima, che sedeva
a un tavolo vicino all’ingresso, e hanno
aperto il fuoco. I due killer erano entrambi
armati. Due pistole, altrettanti i calibri
(7,65 e 9,21). E una dozzina i colpi esplosi,
dieci dei quali hanno centrato in pieno la
vittima. Carmine Amoruso, morto durante
un’inutile corsa in ambulanza, è stato
ferito alla testa, al collo, al torace e all’ addome.
Un proiettile, di rimbalzo, ha ferito anche
un giovane avventore, uno di quelle centinaia
di giocatori. Si chiama Roberto Vallefuoco, ha 28 anni, è di Mugnano. E la sua
colpa è stata sedersi a un tavolino a poca distanza
dalla vittima. Il giovane è stato centrato
all’avambraccio ed alla gamba destra.
Nulla di grave, per sua fortuna. Al Cardarelli
lo hanno medicato per ferite giudicate
guaribili in una ventina di giorni. Ricorda
ben poco. Ascoltato dai carabinieri della
compagnia di Giugliano, che indagano per
far luce sull’agguato, ha riferito di rammentare
soltanto il bruciore, improvviso,
delle ferite procurategli dalle pistola. Non
sa nulla, di cosa è accaduto. Non sa nulla e
poco gli importa di questo nuovo capitolo di
guerra. Di un delitto che -secondo gli investigatori
-poco o per nulla c’entra con la faida
di Scampìa, quella da 58morti ammazzati
tra Di Lauro e scissionisti. Un delitto
maturato per una questione di equilibri:
Un’epurazione interna. Ad ammazzare Amoroso sarebbero stati
i suoi uomini.


GIUSEPPE PORZIO – NAPOLIPIU’ 7 MARZO 2006

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