«Augusto ha cercato di salvare il papà, che invece gli voleva togliere la vita. Quando si è reso conto che suo padre non si muoveva più, è sceso dalla quella camera a gas che era diventata l’auto, e anche se semistordito ha avuto la forze di correre a perdifiato, in un ambiente che non conosceva, fino alla prima abitazione dove ha chiesto a chi ha aperto la porta di casa: “Per favore aiutatemi. E venite ad aiutare anche il mio papà”». Il racconto in presa diretta della tragedia di Montecatini Val di Cecina, nel Volterrano, è Antonio Capone, zio del bambino che sabato è stato portato via dal padre all’uscita dalla scuola ad Afragola, e invece di andare allo zoo, è stato scaraventato in una tragedia di cui porta già i segni. Un dramma che forse capirà solo tra qualche anno.
Augusto, otto anni, è in un letto dell’ospedale di Pontedera, circondato dall’amore della mamma, Marilena Capone, una donna minuta che, ora, dopo il grande terrore di perdere il figlio, sembra ancora più piccola, logorata dalla notte più lunga della sua vita trascorsa nell’appartamento di via Sanfelice ad Afragola, nell’attesa che il telefono squillasse. La donna ha trovato la forza di rispondere. Antonio Capone, in fretta e furia ha preparato un borsone per Augusto, ed è salita nell’auto del fratello. Accudita dalla moglie di Antonio ha iniziato il viaggio più “bello” della sua vita. Poche ore per mangiarsi quei cinquecento chilometri, ma sembravano quelli tra la terra e la luna. Per arrivare finalmente presso l’ospedale di Pontedera, dove è ancora ricoverato in osservazione il piccolo Augusto, che nelle primissime ore del pomeriggio è stato raggiunto anche dallo zio Giancarlo.