venerdì, Luglio 18, 2025
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CLAN VERDE, L’APPELLO DEI CARABINIERI DOPO GLI ARRESTI: «BASTA OMERTA’»

«Denunciare conviene. Le forze dell’ordine sono dalla parte di chi si ribella ai violenti». Il messaggio arriva dai carabinieri della compagnia di Giugliano dopo l’arresto di quattro esponenti del clan Verde, la cosca che detta legge a Sant’Antimo e dintorni. Un’organizzazione criminale che «rifiuta ogni contatto o parentela» con i clan rivali. E che per questo ha punito un giovane di 17 anni – vicino alla famiglia perdente dei Petito – a causa di una sua relazione con una parente dei Verde, 16 anni compiuti da poco. Minacce, percosse, spedizioni punitive. Il «Romeo» di Sant’Antimo (che ha comunque piccoli precedenti penali) non si è piegato all’arroganza dei boss che gli avevano intimato di troncare la relazione. Dopo l’ultimo pestaggio – che gli ha procurato un trauma cranico ed escoriazioni sparse per tutto il corpo – il giovane si è rivolto ai carabinieri della locale tenenza che hanno poi acciuffato i quattro presunti aggressori in tempi record.


Gli arresti sono stati convalidati ieri mattina dall’autorità giudiziaria (pm Raffaella Capasso, gip Maria Castaldi). Restano dunque in carcere Salvatore Verde, pregiudicato di 24 anni, figlio del reggente Antonio detto «’o furnaro», anche lui detenuto; Sigismondo Verde, incensurato di 32 anni, cognato di Salvatore; Giovanni Maggio detto «frungt frangt», pregiudicato di 49 anni, elemento apicale della cosca (tutti assistiti dall’avvocato Antonio Gravante) e Fabio Ceparano, pluripregiudicato di 33 anni, personaggio di spicco del clan e già condannato alla sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno (avvocato Massimo Vetrano). Le accuse, per tutti e quattro, sono di violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo mafioso.


Ad incastrare la banda è stata la precisa e dettagliata denuncia della vittima. Solo grazie al racconto del 17enne – sottolineano i carabinieri guidati dal tenente Vincenzo Massimiliano Russo – è stato possibile arrestare gli aggressori. Ed è per questo che gli investigatori lanciano un messaggio. «I cittadini che si affidano alla giustizia non hanno nulla da temere – spiegano i militari – La denuncia è la maggiore garanzia contro possibili ritorsioni. Nessuno, neanche in contesi difficili come questo, si sognerà di torcere un capello a coloro che si fanno avanti. Anche perchè il nostro controllo sarà continuo e asfissiante». Gli investigatori della compagnia di Giugliano riprendono l’appello contro l’omertà lanciato pochi giorni fa dal colonnello Gaetano Maruccia, comandante provinciale dei carabinieri. «Contro i criminali spavaldi che si nutrono di estorsioni, rapine e spaccio di droga occorre ribellarsi e denunciare – dicono i militari – Nessuno è imprendibile, nemmeno i camorristi più temuti. E gli arresti di Sant’Antimo lo dimostrano».


UF – IL MATTINO 8 APRILE 2006