venerdì, Luglio 18, 2025
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«Non si bestemmia e non si parla di politica». La storia delle ‘cantine’ tra ricordi e la tradizione perduta

Vorrei iniziare un ricordo senza lagnosi e scontati preamboli sulla scomparsa delle “cantine”, ovvero le osterie, o meglio dette “bettole”. Le denominazioni solo apparenti sinonimi, erano, secondo chi scrive invece già di per se indicative di un giudizio di valore e identificavano l’attività sociale ed economica. “Cantina” fu il termine comprensivo di tutte le denominazioni che identificavano in “bettola” il luogo di ritrovo e di somministrazione prevalente di vino ma anche di vivande cucinate in loco. Nelle nelle cantine: “con la Frasca” e cioè dove si poteva stazionarie pagando la sola consumazione, ad onta dei divieti di Pubblica sicurezza, si esercitavano i giochi vietati, quali la “morra”, la “stoppa”, o il “tocco” , il “sotto e padrone”.

Nelle cantine e osterie era anche proibito parlare di politica.”NON SI BESTEMMIA E NON SI PARLA DI POLITICA”, ed il motivo di tali divieti, è facile intuire, poiché tutte le discussioni animose, devono, per essere civilmente gestite, avere il controllo delle reazioni che con l’alcool è difficile gestire soprattutto quando :”di quarto in quarto si “arrivava a Quarto”.ma poi mi spiegherò se avrete la pazienza di continuare a leggere.
Giugliano, come tanti altri centri, contava decine di questi ritrovi che seguivano gli agglomerati cittadini fatti di modeste abitazioni dove talvolta per il numero dei figli era possibile solo dormire. I ritmi lavorativi di quella che fu la centenaria cultura contadina che andava dal sorgere alle “ventuno ore” e cioè il calare del sole imponevano un economia di spazi domestici dove un adulto non aveva nemmeno uno spazio fisico per se. . Solo la domenica mattina, le stesse attività erano adibite a incontri fugaci, e solo per “sciacquanti” (avventori occasionali);
Durante tutta la settimana (da lunedì a sabato) nell’arco della giornata fungevano da locanda, rivendita di vino, quindi osteria e ristoro, quindi, finalmente, a fine giornata, da punto di ritrovo, socialità, lunghe discussioni e talvolta allegre e rumorose bisbocce.
Ve ne arano una dozzina, disseminate per lo più al centro e mi perdonino quelli che per la mia poca frequentazione ho tralasciato.

Indico, prima di tutto, per logica e naturale affezione, la cantina del mio amato e compianto suocero “Giovanni Pirozzi alias “pellicchiella” a Licante, quindi “o masto ra rotta”, coglia coglia, Gennaro Innarone, “Veseroro”, Nasone a licoda, Runato, Peppe a vico Pragliuli, fenesta verde , o “masto ra rotta” , “liberato ” ecc. A Qualiano Treccagnoli e in ogni paese il sito di ritrovo diventava punto di riferimento per affari e anche trattative lavorative dove non esistevano telefoni o internet e si sapeva che “:a na certa ora” c’era un appuntamento fisso.
Gli avventori avevano appellativi che descrivevano la cadenza delle loro frequentazioni e c’erano i “sciacquanti” (avventori occasionali” ); Sciacquantielli (senza frequentazione fissa), i Scanni (clienti abituali della mescita e consumo di vino) e :”scanni vecchi” e mentre i primi erano ::coloro che portavano a sciacquare più volte i bicchieri poiché vi bevevano una sola volta, mescendo dai “quarti “( misure da 25 cl), i secondi erano paragonati all’arredo fatto di tavole e “scanni”, data la loro risaputa giornaliera e diuturna frequentazione .Taluni consumavano anche il pranzo e la cena nelle cantine e rientravano a casa solo la sera per uscire prima dell’alba. Alcune volte i padri si concedevano pietanze che non erano bastanti o adatte per i numerosi figli e per questo le consumavano nella cantina dove poi tutto rientrava nella necessita di vendita e quindi pure le:
CANZONI A DISPETTO O DI AMORE….
“SIENTEME BUONO ” era l’esordio delle canzoni :”a cappella ” ed erano indirizzate ad un contendente in amore o in altre azioni il quale doveva rispondere a tono a pena di essere considerato paio o che una mancata risposta era una segno diventava disprezzo . Dipendeva dal contenuto delle litanie e dalle condizioni e il :”tribunale ” degli astanti poteva anche fungere da paciere o da giudice. (Le conseguenze potevano essere spiacevoli Ma raramente succedeva poiché ne andava del prosieguo dell’attività che era soggetta ai controlli di ps ma soprattutto dall’autorità degli Osti o peggio delle Ostesse).
Nelle cantine di Giugliano si esibivano artisti e autori che sono rimasti nel patrimonio collettivo che hanno creato testimonianze che descrivono i toni semplici e poetici di una civiltà ormai passata e varcano i confini del tempo come “trapanarella ” e “tammurriata nera” di Eugenio Cucciariello e “o cielo pe cuscino ” del mio amato e compianto suocero Giovanni Pirozzi alias pellicchiella.
Insomma le cantine avevano una funzione importante e il loro ricordi lascia un patrimonio di socialità ma anche di arretratezza che non è più possibile paragonare agli attuali ritmi.

di Enzo Faiello