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Da Cuba alla Cina, dalla Siria all’Iran e Venezuela: tutti gli alleati di Putin contro l’espansione della Nato

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Se non è la guerra fredda, poco ci manca. L’invasione russa dell’Ucraina ha di nuovo diviso il mondo in due blocchi. Se la maggior parte dei Paesi si è schierata contro la guerra scatenata da Putin, alcuni Stati hanno appoggiato il leader del Cremlino in misura più o meno aperta. Ecco chi è rimasto vicino alla Russia.Cuba è storicamente un partner della Russia. L’isola, insieme a Venezuela e Nicaragua, ha incolpato gli Usa di aver provocato la crisi, ma più per un sentimento anti-statunitense. Come nel caso di Caracas, anche Cuba è troppo distante per influire realmente in questo conflitto ma oggi in un comunicato il governo cubano ha emanato un comunicato:

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“L’impegno statunitense a continuare la progressiva espansione della NATO verso i confini della Federazione Russa ha portato a uno scenario, con implicazioni di portata imprevedibile, che si sarebbe potuto evitare. La storia riterrà il governo degli Stati Uniti responsabile delle conseguenze di una dottrina militare sempre più offensiva al di fuori dei confini della NATO, che minaccia la pace, la sicurezza e la stabilità internazionali.

Le nostre preoccupazioni sono rafforzate dalla decisione recentemente adottata dalla NATO di attivare, per la prima volta, la Forza di Risposta di quell’alleanza militare. È stato un errore ignorare per decenni le fondate richieste di garanzie di sicurezza da parte della Federazione Russa e presumere che il Paese sarebbe rimasto indifeso di fronte a una minaccia diretta alla sua sicurezza nazionale. La Russia ha il diritto di difendersi.

Cuba rifiuta l’ipocrisia e il doppio standard. Va ricordato che gli Stati Uniti e la NATO nel 1999 hanno lanciato una grande aggressione contro la Jugoslavia, un Paese europeo che hanno poi frammentato, con un alto costo in vite umane, in base ai loro obiettivi geopolitici, ignorando la Carta delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti e alcuni alleati hanno usato la forza in più occasioni. Hanno invaso stati sovrani per provocare cambiamenti di regime e intervenire negli affari interni di altre nazioni che non si piegano ai loro interessi di dominio e che difendono la loro integrità territoriale e indipendenza. Sono anche responsabili della morte di centinaia di migliaia di civili, che chiamano “danni collaterali”; di milioni di sfollati e di vaste distruzioni in tutta la geografia del nostro pianeta a causa delle loro guerre predatorie”. 

Altri paesi contro la Nato

BIELORUSSIA – Putin può contare sull’appoggio totale della Bielorussia, una sorta di Stato satellite, che sta fornendo supporto logistico. Dopo le esercitazioni militari congiunte, i soldati russi hanno usato il territorio di Lukashenko per passare il confine da Nord e spostarsi rapidamente verso Kiev. Gli analisti pensano che il Paese possa anche essere una piattaforma per l’arsenale atomico russo, qualora fosse necessario

VENEZUELA – Maduro ha commentato: “Cosa pretende il mondo? Che Putin resti a braccia conserte?”. Il Venezuela non ha mai fatto mancare il suo appoggio a Mosca, nonostante i suoi numerosi problemi interni. L’aiuto concreto però, data la distanza geografica, è molto limitato

CUBA – Anche Cuba è storicamente un partner della Russia. L’isola, insieme a Venezuela e Nicaragua, ha incolpato gli Usa di aver provocato la crisi, ma più per un sentimento anti-statunitense. Come nel caso di Caracas, anche Cuba è troppo distante per influire realmente in questo conflitto

CINA – La posizione della Cina è una di quelle che possono spostare gli equilibri. Pechino è storicamente vicina alla Russia, soprattutto in chiave anti-Usa. I due Paesi sono anche legati da un “Trattato di buon vicinato e della cooperazione amichevole”. La Cina però dal momento dell’attacco russo ha invitato alla moderazione, pur rifiutandosi ufficialmente di parlare di “invasione” Putin e Xi Jinping si sono anche incontrati da poco per le Olimpiadi invernali, e la Cina potrebbe aiutare Mosca nella partita delle sanzioni. Sembra però che il gigante asiatico stia prendendo le distanze dalla Russia. Prima si è astenuta in Consiglio di sicurezza all’Onu nel voto sulla risoluzione di condanna dell’attacco. Poi il ministro degli Esteri Wang Yi ha detto che la Cina “deplora lo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia ed è estremamente preoccupata per i danni ai civili”

IRAN – L’Iran ha molti rapporti con la Russia e di recente il presidente Raisi, ha chiesto una cooperazione “permanente e strategica” con il Cremlino allo scopo di contrastare l’influenza degli Stati Uniti. Ma non ha commentato l’invasione dell’Ucraina. Il suo ministro degli Esteri ha twittato attribuendo la causa della crisi alle “provocazioni della Nato”

SIRIA – La Siria è sicuramente una alleata russa, dato lo stretto rapporto di Putin e Assad e visti gli aiuti di Mosca in tutti questi anni di guerra siriana. A Tartus c’è anche l’unico porto militare del Mediterraneo cui la Russia ha libero accesso

L’allargamento della Nato a Est

Prima di avviare l’invasione militare dell’Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin aveva sostenuto di voler impedire un allargamento verso est della NATO, l’alleanza militare occidentale, considerato una sorta di manovra di accerchiamento della Russia e una minaccia per il paese. Questa giustificazione all’operazione militare è stata ampiamente ripresa negli ultimi giorni dai sostenitori di Putin, esposta da alcuni analisti sui giornali e illustrata sui social network con una mappa che mostra l’espansione della NATO negli ultimi anni, senza però fornire alcune importanti informazioni di contesto.

NATO e Patto di Varsavia

La NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) esiste dal 1949 e fu fondata da Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti con l’obiettivo di controbilanciare il potere dell’Unione Sovietica con i suoi paesi satelliti. L’idea era di creare una sorta di deterrente alle eventuali velleità espansionistiche dell’URSS, che dopo la Seconda guerra mondiale ambiva a un nuovo ordine internazionale che la vedesse protagonista, perseguendo interessi diversi da quelli degli Stati Uniti.

Nel 1955, l’URSS e gli altri stati socialisti del cosiddetto “blocco orientale” sottoscrissero il Patto di Varsavia, un’alleanza militare che aveva a sua volta lo scopo di fare da deterrente, dopo l’ingresso della Germania Ovest nella NATO. Di questa alleanza faceva parte anche l’Ucraina, essendo una delle repubbliche dell’Unione Sovietica.

Le due organizzazioni militari non si scontrarono mai in Europa durante il periodo della Guerra fredda, ma furono coinvolte comunque in attività in altre aree del mondo dove Stati Uniti e Unione Sovietica cercavano di espandere le loro aree di influenza, dal Vietnam all’Afghanistan. Il Patto di Varsavia fu poi sciolto all’inizio del 1991, in seguito alla fine dell’Unione Sovietica.

Volontarietà

Formalmente, l’adesione di un paese alla NATO avviene in forma volontaria. Quando uno stato si propone, gli stati membri dell’alleanza valutano la proposta e richiedono vari standard da raggiungere, poi procedono con una risoluzione di adesione che deve essere votata all’unanimità. Ciò naturalmente non implica che la NATO nel corso del Novecento non abbia avuto propri obiettivi espansionistici, anche se l’opportunità di aprirsi verso i paesi dell’est è stata spesso messa in dubbio da alcuni suoi stati membri, da politici e da esperti di politica internazionale.

All’inizio degli anni Novanta, per esempio, tre stati che avevano fatto parte del Patto di Varsavia – Polonia, Ungheria e l’allora Cecoslovacchia – avviarono una collaborazione per chiedere il processo di integrazione nell’Unione Europea e nella NATO. Inizialmente vari membri dell’alleanza espressero la loro contrarietà, pensando che il loro ingresso potesse complicare ulteriormente la situazione europea dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Si decise infine per un processo di allargamento, che portò a comprendere i tre paesi nel 1999.

CSI

Nella fase di sfaldamento dell’ormai ex Unione Sovietica, la Russia provò con la Comunità degli stati indipendenti (CSI) a offrire un sistema di collaborazione e integrazione economica. Il progetto non ebbe un particolare successo, soprattutto con i paesi che avevano appunto riguadagnato la propria indipendenza e non volevano trovarsi nuovamente in un’organizzazione nella quale c’era una sola grande potenza, la Russia, che di fatto avrebbe potuto condizionare a proprio piacimento le decisioni della CSI.

Le preoccupazioni sul partner più invadente dell’organizzazione erano motivate da vari fattori, compresa la scelta della Russia di mantenere il diritto di intervenire negli stati della CSI, nel caso in cui non fossero tutelati i diritti delle popolazioni russe presenti nei loro territori (questa giustificazione sarebbe poi stata usata per invadere vari stati vicini, compresa l’Ucraina in questi giorni). Questa condizione divenne un ostacolo all’integrazione inizialmente auspicata con la nascita della Comunità degli stati indipendenti.

Nella seconda metà degli anni Novanta, alcuni paesi ex sovietici (Georgia, Ucraina, Uzbekistan, Azerbaigian e Moldavia) si unirono in un’organizzazione per tutelare i propri interessi: GUUAM. In quell’iniziativa vari analisti videro, e vedono ancora oggi, un chiaro tentativo di arginare le ingerenze da parte russa e un segno della ricerca di alternative, con una loro apertura verso occidente dove un interlocutore poteva essere la NATO. Benché esista ancora, GUUAM non ebbe grande fortuna, anche a causa del succedersi di governi ora più vicini ora meno alla Russia, che a sua volta ha lavorato per sostenere governi più inclini a subire la sua influenza.

Articolo 5

La progressiva espansione verso est della NATO è stata in buona parte una conseguenza della fine della Guerra fredda e della ricerca da parte di alcuni stati per lungo tempo sotto l’influenza russa di avere maggiori garanzie, soprattutto per quanto riguarda il mantenimento della loro integrità territoriale. I casi di invasione da parte prima dell’Unione Sovietica e poi della Russia non erano del resto mancati in passato, cosa che lasciava poco tranquilli i governi dei paesi che avevano infine ottenuto l’indipendenza.

“L’espansione della NATO a est”, insomma, è stato il risultato di una concomitante ambizione dell’Occidente di allargare la propria sfera di influenza includendo anche paesi storicamente legati al blocco sovietico e della volontà di molti di quei paesi di allontanarsi e proteggersi dalla presenza e dalla potenziale aggressività della Russia.

Uno dei fattori che secondo esperti e analisti hanno influito di più su questo processo di avvicinamento, o di espansione a seconda dei punti di vista, è stata la presenza dell’Articolo 5 della NATO, di cui si è parlato molto anche negli ultimi giorni. Sancisce che ogni attacco a uno stato membro debba essere considerato un attacco all’intera alleanza, e di conseguenza che ogni membro debba dare il proprio contributo nella difesa dall’attaccante.

Durante la Guerra fredda l’Articolo 5 ebbe un ruolo importante nel fare da deterrente, perché un attacco da parte sovietica anche solo a uno degli stati membri più piccoli e deboli avrebbe comportato una risposta da parte degli Stati Uniti. L’efficacia del deterrente fu tale che la NATO non invocò mai l’Articolo 5 fino al 2001, anno in cui fu decisa una risposta militare per gli attacchi terroristici dell’11 settembre contro gli Stati Uniti.

Ucraina

Tra gli stati che ambiscono a far parte della NATO ci sono la Bosnia ed Erzegovina, la Georgia e l’Ucraina. Quest’ultima ha presentato domanda per aderire nel 2008 e da allora ha lavorato, a fasi molto alterne, al raggiungimento dei prerequisiti in termini di capacità militari e politiche di difesa richiesti. Nel 2010 i piani furono per esempio messi da parte dopo la vittoria alle presidenziali del candidato filorusso Viktor Yanukovich e poi ripresi dopo il 2014, anche in seguito alle attività militari della Russia in Crimea.

Il progressivo allargamento della NATO verso est è avvenuto in seguito alla politica delle “porte aperte”, che di fatto implica che qualsiasi paese possa aderire a patto che aderisca agli standard e agli impegni richiesti. L’idea è che ogni stato democratico abbia il diritto di decidere la propria politica estera e in un certo senso il proprio futuro, senza che ingerenze di altre potenze ne condizionino le scelte.

Nel confronto finì anche la nascente Unione Europea, vista come una buona soluzione di compromesso: la sua formazione, sulle fondamenta della Comunità europea e delle altre iniziative di collaborazione nel continente, derivava per lo più da necessità economiche, senza implicazioni dal punto di vista militare. Sarebbe potuta diventare da subito un valido interlocutore per gli Stati Uniti, ma alla fine la scelta ricadde su un mantenimento e se possibile un potenziamento della NATO, nonostante i costi e i rischi.

Ucraina, Zelensky chiede l’ingresso immediato nell’UE e nella Nato

«Vogliamo essere con tutti gli europei». Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso la sdua volontà di ingresso immediato del paese nell’Ue attraverso una procedura speciale rinnovando la forte volontà di adesione alla Nato.

L’attacco bellico russo che nelle intezioni di Putin servirebbe per scoraggiare l’idea da parte della stessa Nato di far aderire l’Ucraina all’Alleanza atlantica, sta sortendo l’effetto contrario.

Il presidente ha risposto in modo duro alla minaccia arrivata nelle scorse ore da Mosca, che imponeva a Kiev di cancellare la richiesta di adesione. Richiesta che in queste ore è stata invece formalizzata a livello mondiale.

Dopo avere ringraziato l’Occidente per le sanzioni inflitte alla Russia, Zelensky ha sottolineato che “il futuro della sicurezza europea si decide oggi in Ucraina“.

Poi l’appello ai soldati russi per esortarli a deporre le armi. “Partite, non credete ai vostri comandanti, a chi fa propaganda. Salvate le vostre vite“, ha dichiarato in un video messaggio in russo.

E ancora: “Gli ucraini hanno mostrato al mondo chi siamo realmente. La Russia ha mostrato in cosa si è trasformata – ha detto il presidente ucraino nel nuovo messaggio video, secondo quanto riporta Ukrinform – Nel corso dell’invasione russa, 16 bambini ucraini sono stati uccisi e 45 feriti nei bombardamenti russi in soli quattro giorni“.

Dichiarazioni nette che gli sono valse la minaccia di morte da parte del nemico. La Russia avrebbe infatti inviato da settimane 400 mercenari aderenti alle milizie Wagner, già attive in Crimea e in Siria, per dargli la caccia.

Nel frattempo gli Usa hanno proposto a Mosca un telefono rosso sulla crisi. Da parte sua, Putin ha annunciato che la risposta alle sanzioni e ai mancati accordi con gli ucraini (anche sull’indipendenza delle regioni separatiste del Donetsk e Lugansk) sarà ‘dolorosa’ e ‘forte’ con ‘conseguenze inimmaginabili per tutti’.

«Non ci dovrebbero essere dubbi: ci sarà una risposta forte alle sanzioni, non necessariamente simmetrica, ma ben calcolata e dolorosa per la parte americana», si legge in un comunicato del ministero degli Esteri russo.

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