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Omicidio in piazza, 150 anni di carcere per 5 esponenti di 3 clan: condannati anche Ciccio Mallardo e Stefano Cecere

Stefano Cecere e Francesco Mallardo
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Una sentenza della Corte di Appello di Salerno ha confermato la sentenza di primo grado che condanna cinque persone a una pena complessiva di 150 anni per l’omicidio di Aldo Autuori,  autotrasportatore e imprenditore che stava provando a mettersi in proprio, venne affrontato dai sicari a Pontecagnano.

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Ben 30 anni per i due mandanti Francesco Mogavero ed Enrico Bisogni e altrettanti per gli esecutori Luigi Di Martino, Stefano Cecere e Francesco Mallardo. Autuori venne ucciso il 25 agosto del 2015 a Pontecagnano, in provincia di Salerno, perché dopo avere lasciato l’attività di autotrasportatore volle riprenderla, riattivando i contatti con i suoi precedenti committenti, che nel frattempo si erano rivolti all’agenzia di Movagero. Secondo la sentenza, quest’ultimo ne ha commissionato l’omicidio per mantenere i clienti, nell’ambito di quello che l’accusa ha definito un racket dei trasporti ortofrutticoli della Camorra. Gli imputati presentarono ricorso in Appello per chiedere una riduzione della pena di primo grado emessa il 16 marzo 2021.

In secondo grado è stata blindata in toto la sentenza emessa il 16 marzo d’un anno fa, all’esito del rito abbreviato, da Carla Di Filippo, gup del Tribunale di Salerno, appellata invano dai cinque condannati e pure dal pubblico ministero, che s’è opposto al proscioglimento di Gennaro Trambarulo, pure lui di Giugliano, ritenuto dagli investigatori (unitamente ad Antonio Tesone di Villaricca, alias “l’uomo della masseria”, che scelse d’essere giudicato con il rito ordinario) uno dei killer d’Autuori, ma che, vista la discordanza degli indizi a suo carico, fu assolto perché il fatto non sussiste. Verdetto confermato dalle toghe in appello.

Il delitto Autuori

Erano le 20.30 del 25 agosto 2015 quando Aldo Autuori,  che stava provando a mettersi in proprio, venne affrontato dai sicari a Pontecagnano. I primi due colpi di una calibro 9 non lo uccisero; sanguinante, tentò di scappare rifugiandosi in un vicolo, ma i due sicari, con casco integrale in sella a uno scooter, lo raggiunsero e lo finirono esplodendo altri due proiettili. Morì così Aldo Autuori, nei pressi di un bar in piazza a Pontecagnano Faiano, nel Salernitano.

Il movente

Il delitto metterebbe in luce una collaborazione tra diversi clan campani, tanto che è stata necessaria una sinergia tra la procura antimafia salernitana e quella napoletana. La ricostruzione della Dda descrive come mandanti dell’omicidio Francesco Mogavero ed Enrico Bisogni, due elementi di spicco del clan Pecoraro-Renna operante nella Piana a Sud di Salerno. I due si sarebbero rivolti a Luigi di Martino, detto ‘o profeta, affiliato al clan Cesarano di Castellammare di Stabia, chiedendogli una “collaborazione” per l’esecuzione materiale dell’omicidio. Di Martino, a sua volta, avrebbe fatto da intermediario tra i mandanti e gli esecutori materiali del delitto rivolgendosi a Francesco Mallardo, capo indiscusso dell’omonimo clan di Giugliano in Campania, il quale avrebbe, poi, dato incarico di uccidere Autuori.

Le risultanze investigative hanno svelato come Francesco Mallardo, che all’epoca dei fatti era sottoposto al regime della libertà vigilata a Sulmona, sarebbe stato, più volte, contattato e raggiunto in Abruzzo da Luigi Di Martino, al quale avrebbe fornito la disponibilità dei suoi uomini a compiere il delitto. In questo contesto, si inserisce la figura di Stefano Cecere, stretto collaboratore Di Mallardo, che avrebbe fatto da trait d’union con Luigi Di Martino. Cecere e’ stato il primo ad essere arrestato a Giugliano in Campania. Dalle investigazioni, è emerso, per il procuratore capo facente funzioni Di Salerno, Luca Masini, “il forte legame tra Francesco Mogavero ed Enrico Bisogni con Luigi Di Martino del clan Cesarano, tanto da consentire ai primi di chiedere l’aiuto al secondo per eseguire l’omicidio”.

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