sabato, Luglio 19, 2025
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IN CARCERE IL SEDICENNE OMICIDA PUTEOLANO.

È in carcere il ragazzo che il 28 ottobre ha ucciso a Pozzuoli due diciannovenni, Loris Di Roberto (l’ex fidanzato di Simona, la sua ragazza), e Daniele Del Core. Il sedicenne omicida era stato inizialmente inserito in una comunità di recupero, ma immediata era sopraggiunta la reazione delle famiglie delle vittime.

La nuova decisione del gip Anna Cappelli, lo stesso magistrato che il 31 ottobre aveva ritenuto che la detenzione in comunità fosse la misura più adeguata, è arrivata a seguito di una nuova istanza del pubblico ministero Valeria Rosetti. Il pm ha chiesto un aggravamento della misura cautelare dopo la morte di Loris che era deceduto il 5 novembre, alla fine di una settimana di agonia. Ma la nuova richiesta era arrivata anche a seguito dei risultati dell’autopsia sul corpo dei due ragazzi e dei dati emersi dal prosieguo delle indagini.

Diversi sono, infatti, i nuovi elementi emersi dalle indagini. Primo fra tutti il numero e il tipo di colpi inferti a Daniele, il primo a morire. Il giovane era stato ucciso con tre coltellate, una diretta al cuore. Loris, invece, aveva ricevuto sette pugnalate. E alcuni colpi sarebbero stati inferti mentre uno dei ragazzi tentava di fuggire. Evidentemente gli inquirenti hanno ritenuto che fossero troppe per avvalorare la tesi della reazione a un’aggressione. È stato, poi, definito l’elemento della premeditazione: Salvatore, infatti, aveva dichiarato di aver acquistato il coltello con il quale ha ucciso due giorni prima del delitto perché si sentiva minacciato. I magistrati hanno ritenuto che in questo modo il minore avesse reagito a un clima violento accettandolo, adeguandosi e cercando di avere la meglio. Salvatore, poi, non avrebbe solo tentato di difendersi, ma avrebbe egli stesso attaccato gli avversari. Elementi che sono prevalsi sulle precedenti considerazioni del gip, che tra l’altro aveva stabilito di non interrompere il percorso educativo in corso. Salvatore, infatti, studiava con profitto in un liceo scientifico napoletano. E nella sua ordinanza il giudice sottolineava che il ragazzo in comunità avrebbe dovuto proseguire l’attività scolastica. Un orientamento, questo, che aveva provocato la reazione di Paolo Di Roberto: «I nostri figli non potranno più studiare, né fare null’altro».