venerdì, Luglio 18, 2025
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«Ci mettiamo tra i Di Lauro e gli Scissionisti». Angioletto voleva il terzo polo: l’alba della terza faida di Scampia

«Dobbiamo fare il terzo polo». Furono più o meno queste le parole sussurrate da Arcangelo Abete ai suoi affiliati ed agli alleati del clan Notturno. Una frase che in quegli anni andava di moda, più che nel mondo camorristico in quello politico.
La necessità di creare una alternativa al centro, dicevano nei salotti romani e che veniva condivisa anche nei bunker di Scampia. Idee diverse ma un fine simile: piazzarsi tra i due raggruppamenti di forza. Da una parte i Di Lauro, dall’altra gli Scissionisti.

Un cartello variegato, quest’ultimo composto dai potentissimi Amato-Pagano e dall’alleanza Abete-Abbinante-Notturno-Aprea.

La mente del quadrilatero era Arcangelo Abete, almeno secondo il collaboratore di giustizia Gennaro Notturno, detto O’ sarracino. Sarebbe stato Angioletto, condannato con sentenza definitiva per associazione camorristica nella primavera 2011, a mettere in piedi il progetto di indipendenza. Gli Amato-Pagano, dopo aver ridimensionato fortemente i Di Lauro a conclusione della prima guerra di Scampia, avevano relegato in un angolino gli Abete-Abbinante-Notturno-Aprea, così quest’ultimi passarono al contrattacco, dando origine alla terza faida di Scampia.