venerdì, Luglio 18, 2025
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Giugliano ed il sacrificio dei XIII Martiri, la storia di Peter

Aveva 23 anni o giù di lì. ..era italiano altoatesino e perciò non annesso all’Austria ma apparteneva a gente che voleva sentirsi tedesca e per questo da “terrone del profondo nord”, era stato arruolato nell’esercito tedesco . C’era la guerra e serviva un vivandiere e uno a cui non dare incarichi di fiducia (perché era un “inferiore ” secondo le odiose teorie razziste che i traditori fascisti avevano introdotto nel sistema giuridico italiano inquinando la la “grandezza del diritto italiano” che prima dell’avventura fascista aveva invece dato lezioni a tutto il mondo per la lungimiranza nell’aver introdotto i principi di eguaglianza ). A lui interessava però poco di quelle paranoie e criminali leggi appena promulgare dal re che stava per scappare da vero codardo, insieme al traditore Mussolini davanti al peso della storia con la sua dinastia infetta che poi ritorna dopo qualche generazione vestito da pagliaccio. Lui a Giugliano, insieme a quella gente stava bene e stava bene insieme a quella ragazza di via Sant’Anna con cui amoreggiava.
A lui di quelle regole idiote non importava anche perché tante volte era stato chiamato “sporco Maccarone “dai suoi camerati che gli avevano riconosciuto il ruolo più umile ma pur esso essenziale. E così, da solo , poteva andare in giro e anche andare da quella famiglia a via Sant’anna.
Ma quei giorni stava succedendo qualcosa di ancora più crudele e la furia criminale della belva nazista stava mostrando il vero volto del fascismo. A pochi chilometri (Napoli e Villaricca) e nelle campagne e vie di Giugliano, venivano rapiti e deportati uomini per i campi di sterminio e giovani, meno giovani e sacerdoti, incontrati per caso o andati a parlamentare con la bestia, venivano abbattuti con il mitra senza ragione alcuna se non odio e risentimento criminale. Peter (era questo il suo nome) non se ne curò e, mentre a Giugliano covava un odio e un sentimento di ribellione, dato che a Napoli era già iniziata l’epopea delle 4 giornate che determinò la cacciata in armi dei tedeschi, andava in giro con la sua “campagnola ” (auto di servizio ), da solo e quasi con spavalderia che era però sicura dabbenaggine.
Fu avvicinato e quindi ucciso in modo truce (ma la morte arrivata con in guerra non è una mai gentile ) e con una seguenza di atti che è già stata descritta più volte nelle ricorrenze di questi 74 anni ormai trascorsi da quei tragici eventi che portarono poi all’uccisione di 13 e più cittadini inermi, strappati ai loro affetti dalla furia criminale delle belve che con la complicità dei traditori e con il silenzio accondiscendente dei vigliacchi, poterono trattare un popolo come destinato alle peggiori nefandezze.

Si chiamava Peter e rimane uno degli uomini più illustri di questo sfortunato luogo dove il silenzio pesa più del piombo e delle tonnellate di veleno .”la guerra e’ guerra” ma l’oblio e la mistificazione è ancor più criminale. La sua morte fu cruenta come ,del resto, lo fu per i milioni di vittime di quella follia e delle decine di ostaggi poi massacrati da chi lo aveva detestato come italiano e quindi “di razza inferiore ” com’erano del resto trattati i soldati neri dell’esercito americano che per guadagnarsi il riscatto doverono morire a migliaia in nome della libertà sotto un altro cielo e coperti poi da un altra terra di questo mondo di odio.
La stessa belva che aveva preso a tragico pretesto il suo omicidio per sfogare il suo odio contro un popolo inerme e tradito, poi , nella ritirata, fece uccidere decine di carabinieri che altro non avevano fatto che non tradire e centinaia di inermi donne vecchi a Caiazzo. Si chiamava Otto Gall ed era comandante a Mugnano e la sua schifosa vita è finita da pochi anni nel fetore putrido delle lenzuola di casa sua, grazie alla vigliaccheria di chi non volle un processo e una giusta condanna ( ci sono morti e morti e vite e vite) . PAX per Peter, ( fra le vittime e non fra i boia) di quella follia.

di Vincenzo Faiello