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Figlio del capozona di Melito ucciso: «Gli Scissionisti organizzarono una trappola contro i Di Lauro»

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L’omicidio di Stefano Maisto non è uno di quelli ‘qualsiasi’: il giovane era il figlio del capozona defunto di Melito Andrea ‘Battaglia’. La sua famiglia era vicina ai Di Lauro e fu proprio questo particolare a costare la vita a lui, suo cugino Mario e a Stefano Mauriello. A raccontare il retroscena è stato Gennaro Notturno che ha spiegato che a morire quel giorno doveva essere
Giovanni Cortese, ‘fedelissimo’ di Cosimo Di Lauro.

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«Ho saputo di questo triplice omicidio da Giovanni Esposito che era nel gruppo di fuoco degli Amato-Pagano. L’omicidio venne commesso nel garage della casa di Carmine Amoruso – ha riferito Notturno – Questo fu l’omicidio con il quale Amoruso si giro con gli scissionisti».
Carmine Amoruso, detto Papacelle, aveva avuto da Cosimo Di Lauro dei soldi per comprare una partita di hashish, ma non effettuò la commissione ed anzi ne approfittò per tendere un agguato a Giovanni Cortese. L’accordo con gli Amato-Pagano prevedeva la ‘consegna’ del ‘cavallaro’ in cambio dell’entrata di Amoruso nelle fila degli Scissionisti. Qualcosa non andò però secondo i piani, perché a presentarsi non fu Cortese ma tre giovani all’interno di una Fiat Punto bianca di proprietà di Mauriello. Credevano di dover parlare di affari ed invece in quel garage trovarono ad attenderli Carmine Cerrato, Giovanni Esposito e lo stesso Amoruso.

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