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«Togliti di mezzo, ora comando io». La primogenita di ‘Cicciotto ‘e Mezzanotte’ spodestò la madre

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Inizierà il 10 gennaio prossimo il processo a carico della componente Bidognetti del clan dei casalesi. Un processo che vede 29 imputati su cui gravano gravi accuse per associazione per delinquere di tipo mafioso, ricettazione ed estorsione, delitti, questi ultimi, aggravati dal metodo mafioso. Tra gli imputati, figurano anche le figlie di “Cicciotto ‘e Mezzanotte”, Katia e Teresa. In “assenza” del padre, Katia e Teresa Bidognetti e la nuora del boss Orietta Verso, moglie di Raffaele, curavano gli affari del clan. Le tre donne sono accusate di aver assunto incarichi qualificanti il delitto di associazione mafiosa, quali: la distribuzione degli stipendi ai componenti della famiglia; l’assistenza economica e legale ai familiari in carcere; la veicolazione di direttive e comunicazioni “da e per” il carcere; il sostentamento, anche attraverso il reperimento di posti di lavoro, di familiari di associati liberi.

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La figlia Katia, fin da adolescente, ha sempre mostrato un’indole da “comandante”: secondo quanto si apprende, infatti, fu proprio lei ad isolare sua madre Anna Carrino, poi diventata collaboratrice di giustizia, e a prendere le redini del comando mentre “Cicciotto” era, ed è tutt’ora, detenuto. Katia Bidognetti assunse fin da giovane un atteggiamento di comando anche nei confronti della mamma, tagliandola fuori dagli affari della famiglia e prendendo ben presto le redini del comando. Iniziarono per Anna Carrino giorni di paura che culminarono con la collaborazione con lo Stato e la protezione per le minacce ricevute.

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