C’era una volta la leggenda delle donne tenute all’oscuro dei traffici delle organizzazioni criminali che dovevano e potevano essere guidate esclusivamente dagli uomini. Una massima mafiosa recitava più o meno così: «E’ più pericoloso confidare gli affari di famiglia alla moglie o all’amante piuttosto che a un giudice». Altri tempi, naturalmente, scaduti per quanto invece accade ai giorni nostri e dalle nostre parti. Ad esempio a capo del clan Licciardi c’è attualmente un direttorio guidato da due donne che agiscono alla pari e si spartiscono da tempo il potere decisionale con Paolo Abbatiello.
Quest’ultimo, considerato dagli inquirenti al vertice dell’organizzazione malavitosa della Masseria Cardone, nel 2015 fu arrestato in esecuzione di un’ordinanza per associazione e traffico di stupefacenti. I carabinieri fecero
scattare le manette ai polsi del 50enne a Miano, presso la sua abitazione – scrive Giancarlo Tommasone su Stylo 24 – Il problema della successione non si pose, a guidare il clan due donne della famiglia, che stando alle informative che le riguardano, «infonderebbero in chi si trova al loro cospetto più timore e rispetto degli uomini», naturalmente parliamo di una forma distorta di rispetto. Certo è che lo spessore criminale a loro non manca anche perché tenere le redini e imporsi su accoliti dell’altro sesso, magari più avanti negli anni, forse maggiormente esperti e con molta più strada fatta e vissuta, non è compito facile. La lezione d’altronde è stata impartita da una donna che di leadership se ne intendeva, stiamo parlando naturalmente di Maria Licciardi, per anni al vertice della cosca della Masseria Cardone.