«Se togliamo al dolore la filiera delle cause, della storia, della memoria, delle responsabilità e delle soluzioni, abbiamo di fronte a noi
un cinico trastullo, al quale si dedicano con grande profitto tante trasmissioni televisive e tanti conduttori. Questo nel tempo è diventato inconcludente e ignobile», dice Castoro in trasmissione dichiarando che, per questo, la D’Urso fa più paura dell’Isis.
«Siamo di fronte a tempi non solo di povertà economica, ma anche di grande miseria simbolica – dice Castoro -. Questo è il grande vulnus. E’ il caso di tutte quelle trasmissioni che, invece di rappresentare in maniera complessa il male, ce ne danno una fiaba distorta, una misperception. Ci sono due polarità: da un lato, c’è il massimo del sangue, della guerra, dell’odio, rappresentati dall’Isis e dall’esportazione del terrorismo nelle nostre città. E c’è soprattutto una trasformazione progressiva della società in una fabbrica di odio, di violenza, di morte. Dall’altro lato, abbiamo questa finzionalizzazione e futilizzazione del dolore, che ci porta a quello che diceva Pierre Bourdieu negli anni ’90: le tragedie senza legami – si legge su Il Mattino di Foggia – Se togliamo al dolore la filiera delle cause, della storia, della memoria, delle responsabilità e delle soluzioni, abbiamo di fronte a noi un cinico trastullo, al quale si dedicano con grande profitto tante trasmissioni televisive e tanti conduttori. Questo nel tempo è diventato inconcludente e ignobile»