DALL’INVIATO DEL “MATTINO” A ORTA DI ATELLA
CLAUDIO COLUZZI
Uccisi dagli ordigni che avrebbero voluto usare per compiere attentati dinamitardi. È questa l’ipotesi investigativa sui tre immigrati albanesi dilaniati dallo scoppio dai botti la mattina di Natale ad Orta di Atella.
L’esplosione è avvenuta all’interno dell’abitacolo di una Peugeot 106, stipata con circa 2 quintali di petardi ad alto potenziale. Una deflagrazione violentissima, seguita da un incendio, che ha ridotto la vettura a brandelli di lamiere e quasi disintegrato i tre. Si tratta di ladri identificati tra mille difficoltà solo ieri mattina: sono Qari Selishta 21 anni, Ajet Toci di 22, Alia Admir di 30, tutti con precedenti penali. Toci era stato scarcerato da pochi giorni e nei suoi confronti era stato disposto l’obbligo di dimora a Frattaminore. E proprio partendo dall’identità dei tre il sostituto procuratore di S. Maria C. V., Donato Ceglie, ha iniziato a lavorare su un’ipotesi inquietante. Quei grossi petardi erano probabilmente destinati per compiere attentati dinamitardi commissionati dai clan contro negozi o aziende per indurre i titolari a pagare il pizzo. Gli inquirenti sono ottimisti sugli esiti degli accertamenti in corso sui tre telefoni cellulari delle vittime ritrovati miracolosamente intatti in mezzo a tanta desolazione.
I corpi degli albanesi, due a pochi metri dalla fabbrica di fuochi d’artificio ed un terzo ad una trentina di metri verso la strada, sono stati scoperti la mattina di Natale da Amodio Di Matteo, titolare dell’azienda dove era stato compiuto il furto. «Ero venuto per dar da mangiare al cane, ho trovato la recinzione divelta, la porta del deposito scardinata. Mi sono accorto subito che mancava del materiale. Poi la carcassa dell’auto annerita, i tre corpi. Ho chiamato i carabinieri».
Non c’è voluto molto agli investigatori per azzardare quella che, a distanza di 48 ore, resta l’ipotesi più attendibile. Tre ladri hanno portato a termine il furto, probabilmente su commissione. La settimana prima un furto del genere era andato a segno e, forse, le stesse persone hanno provato a fare il colpo grosso quando tutti erano a festeggiare il Natale. Già, perchè i militari del gruppo di Aversa (sul posto anche gli artificieri e gli agenti del commissariato di Aversa) hanno accertato che i malviventi sono entrati in azione intorno alle 2,30 del mattino di Natale. L’auto su cui viaggiavano l’avevano rubata poche ore prima a Giugliano. Non hanno avuto difficoltà a entrare all’interno della fabbrica. La zona è isolata, in aperta campagna, nessuno si è accorto di quanto stava accadendo. I tre immigrati hanno prelevato dal deposito 150 bombe cilindriche e 60 bombe sferiche per un peso complessivo di circa 2 quintali ed un valore approssimativo di 3000 euro. Quel materiale pirotecnico difficilmente avrebbe potuto essere rivenduto sulle bancarelle, era destinato ad una festa patronale. Per questo i carabinieri ritengono che gli albanesi avessero ricevuto l’incarico di rubare e consegnare la merce a qualcuno che poi gliela avrebbe pagata.
I tre immigrati non avevano però fatto i conti con la pericolosità del botti e non hanno adoperato alcuna precauzione nel maneggiarli. Secondo la ricostruzione più probabile hanno stipato i grossi petardi nella Peugeot alla rifusa, quindi sono montati a bordo e stavano per allontanarsi. Un sobbalzo sulla strada sterrata e piena di buche, un eccessivo tasso di umidità dell’aria potrebbe aver provocato la scintilla. Il botto è stato tremendo. È stato avvertito ad alcuni chilometri di distanza. Ma, in periodo natalizio, nessuno si è preoccupato più di tanto. Fino al mattino, quando il titolare dell’azienda pirotecnica ha fatto la macabra scoperta.
Mattino – 27 dicembre 2002