Home Sport IL TECNICO DEL NAPOLI BERRETTI: «PRIMA GLI UOMINI E POI I CALCIATORI»

IL TECNICO DEL NAPOLI BERRETTI: «PRIMA GLI UOMINI E POI I CALCIATORI»

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Fa un certo effetto vederlo lì, ai bordi di un polveroso campo di provincia, quello di Varcaturo sul litorale di Giugliano, con lo sguardo pronto a scrutare i movimenti dei suoi ragazzi. Gli occhi, vivaci come ai bei tempi di Avellino, sembrano infischiarsene dell’età che avanza: viaggia verso i quarantotto anni, Jorge dos Santos Filho, meglio conosciuto come Juary, ma la voglia di insegnare calcio insieme con quella di trasmettere valori positivi, è immutata. “Lavorerò molto sull’aspetto educativo. La carriera di un calciatore non dura poi tanto, quindi cercherò di dare a questi ragazzi gli input giusti per il loro futuro, anche di uomini”, sono queste le prime dichiarazioni sulla dimensione umana dello sportivo che testimoniano lo spirito dell’ex folletto cresciuto nel Santos ma esploso in Italia agli inizi degli anni ‘80 con i “lupi” del patron Antonio Sibilia. Al centro sportivo Liternum di Varcaturo, sede degli allenamenti della Berretti azzurra, è un via vai di curiosi, giornalisti e di gente che conserva ancora nella mente le danze intorno alle bandierine che hanno fatto il giro del mondo. Esultanze del dopo gol, ben tredici nel biennio trascorso in irpinia, che hanno fatto storia. Di quelle stravaganze (erano altri tempi) ne sanno ben poco i suoi allievi, quasi tutti nati nel ‘90, che del loro mister hanno appreso soltanto dai racconti dei loro genitori. Il suo palmarès, comunque, è tutt’altro che folcloristico: una Coppa Intercontinentale conquistata con il Porto nel 1987, una Coppa dei Campioni vinta sempre nello stesso anno, impreziosita, tra l’altro, dalla rete siglata nella finale contro il Bayern di Monaco, una Supercoppa Europea, due titoli nazionali ottenuti sempre con la formazione lusitana e una presenza con la nazionale verdeoro, a rendere prestigiosa una carriera che, dopo l’avvio fulminante di Avellino e le non esaltanti esperienze con le maglie di Inter, Ascoli e Cremonese, sembrava avviata a spegnersi mestamente. Archiviata la parentesi portoghese e smessi gli scarpini, alla fine degli anni ‘80 il ritorno nella sua amata terra d’origine: il Brasile, per concludere l’avventura da calciatore e per progettare il suo futuro. Il legame con l’Italia, però, non si è mai spezzato. Nel capoluogo irpino, infatti, cresce suo figlio, Jorge dos Santos Filho Junior. Il ragazzo sogna di ripercorrere le orme del papà, dal quale ha ereditato la passione per il football e il ruolo di attaccante e, nel frattempo, si mantiene lavorando in un ristorante gestito da amici di famiglia. Entra a far parte persino della rosa del Cervia e partecipa all’ultima edizione del reality Campioni. Così, per supportare il figlio, tre anni fa decide di abbandonare la frenetica San Paolo e sbarca nuovamente nel nostro paese. Ad Avellino conservano un ottimo ricordo di Juary, i dirigenti biancoverdi notano che ci sa fare con i giovani e gli affidano la panchina della Berretti. L’anno successivo entra a far parte delle giovanili del Potenza e anche in questo nuovo contesto non impiega molto tempo per farsi apprezzare sia per le capacità tecniche, sia per l’innata attitudine al dialogo con le nuove leve. Quest’anno, infine, a coronamento di un triennio davvero speciale, l’arrivo in azzurro fortemente voluto dal tandem Marino – Santoro. “So che a Napoli non sarà come ad Avellino e Potenza – ammette con quell’immancabile cadenza brasileira e l’eterno sorriso da menino de rua – ci saranno sicuramente maggiori pressioni anche se si tratta di un campionato giovanile”. Preoccupato? “Affatto. La società mi ha concesso la massima libertà operativa e io, con l’aiuto dei ragazzi e del mio staff tecnico cercherò, attraverso il lavoro sul campo, di ripagare la fiducia di chi ha creduto in me e di conquistare questa piazza così esigente. Il nostro intento è quello di avviare un ciclo importante, magari sfornando qualche buon giocatore”. Siamo ancora nella fase iniziale della preparazione, l’esordio in campionato è previsto per il 22 settembre, ma le prime impressioni fornite dalla squadra (molti ragazzi provengono dalla formazione Allievi nazionali che nella passata stagione è stata eliminata negli ottavi dei play off dall’Inter) sono positive. “Mi sembra un buon gruppo, forse un po’troppo vivace – ironizza il tecnico brasiliano – ma va bene così. Credo si possa fare un buon lavoro”. Sul piano tattico, poi, nessun pregiudizio: “Cercherò di trovare il modulo che meglio si addice alle caratteristiche di questi ragazzi, anche se in passato ho spesso utilizzato una formula che prevede la difesa a tre”. Verrebbe da chiedere: 3-5-2 o il mal celato 5-3-2 alla Reja? Ma è tardi, l’afa toglie il respiro e, forse, non è il caso di essere tanto maliziosi subito all’esordio. Per queste disamine tattiche ci sarà tempo in futuro, quando si incomincerà a fare sul serio. Juary si congeda, regalandoci un altro sorriso e ci dà appuntamento alle prime sfide ufficiali. Boa sorte, Juary.

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da Napolissimo

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