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A processo per l’omicidio di Totoriello, Raffaele Prota scagionato: la vittima fu sciolta nell’acido per la relazione con la donna del boss

A processo per l'omicidio di Totoriello, Raffaele Prota scagionato la vittima fu sciolta nell’acido per la relazione con la donna del boss
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E’ stata fatta definitivamente luce sul presunto coinvolgimento di Raffaele Prota nell’omicidio di Salvatore Esposito. Infatti il Tribunale del Riesame – sez. X – ha escluso la responsabilità di Prota dal fatto. Precedentemente l’avvocato Salvatore D’ Antonio, difensore di Prota Raffaele, aveva già eccepito innanzi alla Suprema Corte Di Cassazione l’inutilizzabilità del materiale intercettativo.

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Sul punto la Suprema Corte di Cassazione, in accoglimento delle precise deduzioni difensive proposte dall’Avv. Salvatore D’Antonio e dall’avvocato Gennaro Pecoraro, aveva dichiarato inutilizzabile in tale processo le intercettazioni d’ interesse per la vicenda omicidiaria annullando con rinvio al Tribunale del Riesame.

Nelle more della fissazione dell’udienza, innanzi al Tribunale del Riesame, è intervenuto però un ulteriore collaboratore di giustizia, Ruggiero Giuseppe, il quale dichiarava di essere compartecipe dell’omicidio dell’Esposito Salvatore individuando quale concorrente dello stesso anche il Prota Raffaele e formulando precise accuse a carico del Prota Raffaele.

La difesa di Prota Raffaele ha dimostrato l’inattendibilità delle dichiarazioni rese dal Ruggiero Giuseppe avente ad oggetto l’omicidio che secondo l’accusa sarebbe stato esperito da esponenti del clan Licciardi al fine di vendicarsi della relazione extraconiugale intervenuta tra il defunto e la moglie di Licciardi .

Il Tribunale del Riesame, in accoglimento della tesi difensiva dell’Avv. Salvatore D’Antonio, non solo ha dichiarato inutilizzabili le intercettazioni ma ha dichiarato anche inattendibili, per la posizione del Prota Raffaele le dichiarazioni rese dal Ruggiero Giuseppe.

Va altresì rilevato che il Tribunale del Riesame nella prima ordinanza impugnata innanzi alla Suprema Corte di Cassazione aveva già ritenuto, accogliendo le deduzioni della difesa, inattendibili per la posizione del Prota Raffaele le dichiarazioni rese a suo carico da altro collaboratore Simeoli Giuseppe . Pertanto è stata completamente smantellata l’accusa nei confronti del Prota Raffaele disponendosi l’immediata scarcerazione di quest’ultimo per le vicende relative all’omicidio dell’Esposito Salvatore.

L’OMICIDIO DI SALVATORE ESPOSITO

Salvatore Esposito detto Totoriello aveva commesso due errori. Il primo era quello di aver avuto una relazione con la moglie di un boss dei Licciardi. La seconda di aver raccontato in giro di questa relazione, di essersi addirittura ingelosito per la relazione che la stessa donna avrebbe avuto con un altro uomo

L’omicidio decretato dai Licciardi con l’ausilio dei maranesi

Nelle carte dell’inchiesta, culminata con gli arresti del maggio scorso, viene individuato come movente dell’omicidio la relazione di Totoriello con la moglie di un esponente apicale del clan con quest’ultimo che, una volta lasciato, avrebbe minacciato la donna di inviare una lettera rivelatrice al detenuto: “Perché adesso che scrivo a quello… gli devo dire tutto… che ti tieni a questo“. A decidere la sua morte fu il suo stesso clan, in particolare le tre persone ritenute di vertice del clan Licciardi. A loro i militari dell’Arma e la Direzione distrettuale antimafia contestano i reati di associazione mafiosa, estorsione, omicidio, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, aggravati in quanto commessi per agevolare il clan dell’Alleanza di Secondigliano.  Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Esposito fu vittima di una “punizione d’onore”: venne attirato in una zona boschiva e impervia di Napoli, nel quartiere Chiaiano, dove ci sono diverse cave di tufo abbandonate, ucciso a colpi d’arma da fuoco e il suo cadavere sciolto nell’acido da alcuni affiliati al clan Polverino-Simioli che usarono tecniche di lupara bianca apprese dalla mafia palermitana.

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