Il tribunale del Riesame di Napoli ha disposto la scarcerazione di Casellina Antonio e Di Pace Ciro arrestati lo scorso 19 settembre per detenzione e porto in luogo pubblico di una pistola di ordinanza di un poliziotto. Secondo quanto ricostruito dalla Squadra Mobile, avrebbe ceduto ai due l’arma per garantire l’adempimento dei debiti contratti con diversi usurai di Afragola.
I giudici della libertà anche al cospetto di un granitico quandro indiziario costituito da intercettazioni telefoniche ed ambientali definite dal gip come delle vere e proprie “confessioni” hanno disposto la sostituzione della misura cautelare del carcere con quella dell’obbligo di firma, condividendo la tesi sostenuta dagli avvocati Dario Carmine Procentese e Giuseppe Caccavale i quali hanno dimostrato che le trascrizioni delle intercettazioni poste a sostegno della misura carceraria erano in realta’ errate.
In particolare le frasi asseritamente pronuciate dal di pace “lui mi disse toglimi la pistola di dosso” e la successiva frase “si presero la pistola” non erano mai state pronunciate.
A poco meno di 20 giorni dall’esecuzione della misura i due giovani afragolesi sono stati rimessi in libertà.
L’inchiesta è partita dalla denuncia per rapina della pistola di ordinanza presentata dall’operatore della polizia. Per calmare o rassicurare i creditori avrebbe simulato la rapina della propria pistola di ordianza in realtà messa a disposizione dei creditori stessi a garanzia del debito.
E’ l’accusa a carico dei due fratelli, entrambi poliziotti nei ruoli tecnici, finiti in carcere con altre persone tra cui il Di Pace e Casellina, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura della repubblica di Napoli Nord e realizzata dalla Polizia di Stato in particolare della Squadra Mobile
