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Agguato al ras dei De Micco, la rivelazione del pentito e la pista dell’ epurazione interna

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Potrebbe trovarsi nell’ultima ordinanza che ha decapitato i clan di Napoli est la ‘chiave di lettura’ per comprendere il movente dietro l’agguato costato quasi la vita al ras Ciro Naturale, reggente del clan De Micco. Mellone (così come viene chiamato negli ambienti criminali) è stato centrato da due sicari in sella a uno scooter in via Miranda a Ponticelli, fortino del suo clan: il 47enne è stato ridotto in fin di vita con tre colpi all’addome, uno alla clavicola e uno allo zigomo. Inizialmente le indagini si sono concentrate sulla pista che porta ai rivali De Luca Bossa (ad investigare gli uomini della squadra mobile e quelli del commissariato di Ponticelli) già autori di un raid con bombe contro il ras. Dalle pagine dell’ordinanza firmata dal gip Antonino Santoro spiccano le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Pipolo che nel luglio dello scorso anno rivelò ai magistrati di tensioni emerse tra lo stesso Naturale e i suoi sodali:”Dopo la scarcerazione di Francesco De Martino quest’ultimi hanno cominciato ad avere delle pretese sulle piazze di spaccio.Facevano le stese nel quartiere. Parlai di questo con Ciro Naturale e D’Apice. Naturale diceva di mantenere la calma perché De Martino Antonio, figlio di Francesco aveva commesso molti reati per i De Micco e dovevamo pazientare. I De Martino dovevano anche dei soldi a Ciro Naturale per le forniture di droga. Di solito i rapporti tra De Micco e De Martino funzionavano che ogni gruppo aveva le sue piazze e i rifornimenti e le armi erano date dai De Micco. Ci sono state molte riunioni tra Naturale i De Martino. Salvatore De Martino voleva più soldi ma Naturale non glieli voleva dare perchè lui in fondo non commetteva reati di sangue”.

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