Home Cronaca Clan Amato-Pagano, annullato il decreto di 41bis per Mariano Riccio

Clan Amato-Pagano, annullato il decreto di 41bis per Mariano Riccio

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Un inchiesta le cui fondamenta sono sul punto di cadere. E che potrebbe aprire spiragli importanti per quello che fino a pochi mesi fa era indicato come uno dei capi degli Scissionisti, ossia Mariano Riccio. La Corte di Cassazione (I sezione penale) ha annullato il decreto di sottoposizione del giovane ras al 41 bis. Una decisione che segue, quella dello scorso anno, degli stessi Ermellini che avevano annullato la sentenza della Corte d’Appello di Napoli (del settembre 2019) in cui lo stesso Riccio veniva indicato come capo e promotore dell’organizzazione camorristica denominata Amato-Pagano (leggi qui l’articolo). La Cassazione aveva disposto la celebrazione di un nuovo processo d’appello. Per la Suprema Corte Riccio non era il reggente degli Scissionisti. Sconfessate dunque le ricostruzioni del collaboratore di giustizia Biagio Esposito secondo cui Riccio, dopo l’arresto del boss Cesare Pagano, aveva assunto le redini del sodalizio.  A prevalere dunque la linea dei legali di Riccio, gli avvocati Domenico Dello Iacono e Barbara Amicarella che, in virtù di tali decisioni, hanno evidenziato come venendo meno il ruolo dirigenziale di Riccio nel clan decadono i presupposti per la sottoposizione dello stesso al regime del carcere duro. La nuova decisione della Suprema Corte apre dunque nuovi spiragli per il genero di Pagano e per il prosieguo dei suoi pendenti con la giustizia.

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L’articolo precedente: lo sconto di pena per Mariano Riccio

Nessun capo nè promotore degli Scissionisti ma solo un ruolo da partecipe. Questa la base della decisione della Corte d’Appello di Napoli (II sezione) su Mariano Riccio. Per Riccio erano già scaduti i termini di custodia cautelare (leggi qui l’articolo). Il genero del boss Cesare Pagano ha incassato una pena di 13 anni di reclusione con esclusione dell’aggravante camorristica (a fronte della precedente condanna a 20 anni). Riccio era difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono le cui argomentazioni sono state pienamente accolte. Si tratta del nuovo processo di appello per le giovani leve degli Amato-Pagano dopo il rinvio operato dalla Cassazione lo scorso aprile. La Suprema Corte aveva infatti annullato la sentenza della Corte d’Appello di Napoli (del settembre 2019) in cui Riccio veniva indicato come capo e promotore dell’organizzazione camorristica denominata Amato-Pagano. Tra le altre condanne spiccano quella a quindici anni per Vincenzo Aletto, dieci anni per Castrese Ruggiero e per Giuseppe BusielloCarmelo Borrello otto anni. Dieci anni invece per Salvatore Stabile con esclusione, anche in questo caso dell’aggravante dell’articolo 7. Secondo la Direzione distrettuale antimafia, Riccio, dopo la cattura di Cesare Pagano, era divenuto responsabile della gestione del clan: tanto da rendersi protagonista di una feroce espansione anche sul territorio di Marano. A inchiodarlo le dichiarazioni del collaboratore Biagio Esposito ma anche alcune intercettazioni come quella che registrò la voce dell’affiliato Vincenzo Aletto che, commentando la cattura di ‘Mariano’, si chiedeva chi avrebbe pagato le ‘mesate’. Un orientamento adeso ribaltato dalla nuova pronuncia d’appello.

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