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Appalti ferrovie e camorra, il Riesame smonta l’inchiesta: scarcerati imprenditore e avvocato di Giugliano

Appalti ferrovie e camorra, il Riesame smonta l'inchiesta scarcerati imprenditore e avvocato di Giugliano)
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Smontata dal tribunale del Riesame di Napoli l’inchiesta ‘Binario d’oro’ della Dda sugli appalti finiti alle imprese ritenute colluse con il clan dei Casalesi, grazie ai regali che arrivavano lo dice l’accusa ai dirigenti di Reti ferroviarie italiane (Rfi). Sono già una decina le scarcerazioni di altrettanti indagati coinvolti nell’indagine che ha coinvolto circa 40 soggetti. Le ultime decisioni del Tribunale del Riesame di Napoli hanno visto l’annullamento delle ordinanze cautelari anche a carico di Crescenze De Vito, noto imprenditore di Giugliano, e dell’avvocato penalista Matteo Casertano. Il primo accusato di essere soggetto legato al clan dei Casalesi ed il secondo, invece, accusato di aver fornito informazioni riservate sulle indagini.

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La nascita dell’inchiesta

De Vito risultava essere, infatti, il destinatario di una informazione riservata proveniente da un funzionario della Banca di Credito Popolare di Torre del Greco (Francesco Chianese, interdetto dall’attività creditizia per sei mesi). Per ragioni d’ufficio Chianese sapeva di accertamenti bancari disposti dalla Dda di Napoli e lo aveva riferito a De Vito. Che, a sua volta, si era preoccupato per Nicola Schiavone senza tralasciare nulla per cercare di sapere il più possibile sull’inchiesta e sui magistrati che la stavano coordinando. Il tramite, un avvocato del Foro di Napoli Nord, Matteo Casertano, destinatario come De Vito di un’ordinanza di arresti domiciliari. Sia De Vito che Casertano, interrogati durante le indagini, hanno sempre negato ogni responsabilità, attribuendo il tutto a un equivoco.

La decisione del Riesame

Sia per De Vito che per Casertano (difeso dagli avvocati Flavia Russo del foro di Napoli Nord e Giuseppe Granata del foro di Napoli) c’è stato l’annullamento totale dell’ordinanza ed ha disposto l’immediata scarcerazione da parte dell’Ottava Sezione, collegio E, del tribunale del Riesame di Napoli. Entrambi non hanno voluto rilasciare dichiarazioni in merito all’inchiesta.

Le altre decisioni

Il Tribunale del Riesame di Napoli ha scarcerato e disposto gli arresti domiciliari per il 68enne Nicola Schiavone, arrestato il 3 maggio scorso nell’ambito dell’indagine della Direzione distrettuale antimafia su un giro di appalti di Rete ferroviaria italiana finiti a imprese ritenute vicine al clan dei Casalesi. Schiavone è considerato dagli inquirenti una figura di spicco dell’inchiesta, in quanto ritenuto amico e prestanome di lungo corso del capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone: per l’accusa, l’imprenditore è riuscito a entrare in contatto con i vertici di Rfi avvalendosi della sua figura di consulente delle ditte. Nella lunga udienza di lunedì, i pm Antonello Ardituro e Graziella Arlomede avevano depositato altri atti a sostegno dell’ipotesi di riciclaggio del denaro del clan, in particolare “pizzini” scambiati tra gli indagati, assegni e anche annotazioni delle forze dell’ordine. Nicola Schiavone, accostato anche ad ambienti massonici, ha respinto tutti gli addebiti e si è detto vittima delle sue origini per essere nato a Casal di Principe, il paese del Casertano “patria” degli Schiavone.

Nei giorni scorsi il Riesame ha però già annullato alcune ordinanze scarcerando almeno sette persone, tra cui i quattro fratelli Diana (difesi da Giuseppe Stellato), accusati di essere vicini ad Apicella. Per l’accusa gli ex dirigenti Rfi avrebbero ricevuto in cambio degli appalti assegnati alle imprese del clan costosi regali, come preziosi gemelli d’oro Cartier da 600 euro, “stipendi” di mille euro mensili, soggiorni da oltre 9mila euro in costiera sorrentina con tanto di prestazioni accessorie, e anche promozioni di carriera. Ieri, ai magistrati, ha replicato classificando come “delle gentilezze” quello che invece veniva definito dagli inquirenti il prezzo della corruzione. Tra gli appalti aggiudicati a ditte riconducibili alla fazione Schiavone figura, secondo la Dda, anche quello riguardante le centraline di sicurezza.

 

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