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Processo bis contro i ras di ‘Miano di sopra’, riduzioni di pena per i cugini Cifrone

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Piovono condanne anche in appello per i Cifrone, clan di ‘Miano alta’, protagonista di una stagione di sangue culminata con il maxi blitz di due anni fa che decretò la fine del gruppo che voleva essere ‘erede’ di quel che rimaneva del clan Lo Russo. Non sono mancate le riduzioni di pena come quella per il ‘vertice’ Gaetano Cifrone, condannato a vent’anni in primo grado mentre la nuova condanna per lui è di 16 anni: l’uomo era difeso dagli avvocati Domenico Dello Iacono e Gandolfo Geraci. Ancora maggiore la riduzione per suo cugino Luigi che passa da vent’anni a 15 anni: il ras è difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono. Riduzione anche per Salvatore Cifrone che passa da dieci a otto anni, Assunta Covelli ha rimediato quattro anni e otto mesi, il collaboratore di giustizia (e grande accusatore del clan) Luca Covelli sei anni. Ancora maggiore la riduzione per Stefano Di Fraia che passa da 13 anni e otto mesi a otto anni e dieci mesi. Di Fraia era difeso dall’avvocato Gandolfo Geraci. Cinque anni e otto mesi per Umberto Fiorillo, nove anni e otto mesi per Francesca Iacopo, Undici anni e un mese per Gaetano Gervasio e Marco Guerra, otto anni e dieci mesi invece per Giuseppe Marciello, tre anni di reclusione per la controparte di ‘Abbasc Miano’ Salvatore Scarpellini, due anni per Pasquale Scotto, un anno e nove mesi per Raffaele Scotto, sei anni per Luigi Staiti, mentre per l’altra ‘eminenza grigia’ del clan Gaetano Tipaldi ‘Nanà’ una consistente riduzione da sedici anni e otto mesi a dieci anni.  I reati contestati, a vario titolo, erano associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Ma anche estorsione, minaccia, detenzione e porto di armi e munizioni. Tutti reati sono aggravati dal fine di avvantaggiare il sodalizio camorristico della ‘Miano di sopra’.

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I Cifrone a capo della ‘Miano di sopra’ e le minacce a un politico di Miano

Gli investigatori sono riusciti a ricostruire il sistema mediante il quale il gruppo criminale ha sottoposto undici esercenti ad estorsioni attraverso intimidazioni di stampo mafioso. Ha imposto loro la fornitura di generi alimentari e costringendoli, con la violenza, ad astenersi dal vendere nella zona sotto controllo del clan. Ci sono anche minacce a fini estorsive dei Cifrone contro un noto politico di Miano nell’ordinanza di custodia cautelare notificata quasi due anni fa dai carabinieri contro il gruppo di ‘Ngopp Miano’. Protagonisti diretti sono i due cugini Luigi e Gaetano Cifrone indicati come i capi del sodalizio che ambiva a prendere il posto del clan Lo Russo nella zona. E’ il giugno del 2020 quando i due cugini, avvalendosi proprio della propria appartenenza al gruppo criminale, cercano di estorcere denaro al gestore di un patronato di Miano nonchè noto politico della zona. Secondo la ricostruzione della Procura i Cifrone, mandarono a chiamare tramite un loro giovane affiliato l’uomo all’interno del patronato. In quel momento l’uomo era impegnato in attività d’ufficio ma fu ugualmente ‘invitato’ a recarsi presso un bar della zona.

L’incontro nel bar con i Cifrone

Una volta liberatori dagli impegni l’uomo effettivamente si recò al bar dove ad attenderlo c’erano proprio i due cugini Cifrone insieme ad altri due affiliati. Luigi Cifrone in quella occasione lo prese in malo modo urlandogli contro:«A Miano comando io, quando ti chiamo devi correre», invitandolo a portargli la sera successiva 30mila euro. Pochi minuti dopo la richiesta viene riformulata:«Non domani, oggi per le 17,30 o mi porti i 30mila o ti sparo».

L’articolo precedente: la rapina al negozio di telefonia

Una rapina in stile ‘Arancia Meccanica’. Un esercente costretto a rivelare dove fosse la telecamere del suo negozio per ‘permettere’ agli sgherri del clan di portare via cellulari e quant’altro. Un negozio riconducibile ad un parente del nemico Matteo Balzano (l’esercente è però totalmente estraneo a episodi legati alla criminalità). E’ il racconto della rapina effettuata dagli uomini del clan Cifrone nelle 66 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare notificata ieri mattina a otto presunti appartenenti al gruppo criminale di ‘Ngopp Miano’ (leggi qui l’articolo). A quell’azione presero parte in sette (uno di loro è solo indagato): Luigi CifroneGennaro CaldorePasquale PandolfoGaetano CifroneStefano Di Fraia e Giovanni Mascioli. Un raid che fruttò al gruppo 6mila euro e che fu scoperto dai carabinieri della compagnia Vomero grazie a tutta una serie di intercettazioni puntualmente poi riprese dal provvedimento eseguito ieri.

Commerciante minacciato con un taglierino dai Cifrone

«Luigi Cifrone, Gaetano Cifrone e Giovanni Mascioli e un altro soggetto non identificato giungevano nel negozio di via Janfolla e, tutti armati, intimavano a (….) di dargli uno zaino per poterlo riempire dei prodotti in vetrina. Caldore, dopo aver chiesto dove fosse il dvr dell’impianto di videosorveglianza, lo schiaffeggiava e lo minacciava con un taglierino. Pandolfo, dopo aver condotto la vittima in bagno, gli intimava di abbassare la testa e

si impossessava della collanina d’oro che aveva al collo». Calore in quegli attimi drammatici avrebbe minacciato l’esercente con un taglierino urlandogli contro di dirgli dove si trovassero le telecamere.  Una violenza da ‘Arancia Meccanica’ a cui ha posto ieri fine l’azione dei carabinieri del Comando provinciale di Napoli.

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