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«Attenzione, mio figlio derubato e preso a pugni», l’allarme a Casoria corre sui social

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Serata di terrore domenica a Casoria, nei pressi di via Cavour dove un ragazzino di 11 anni è stato aggredito, malmenato e derubato del suo smartphone. A lanciare l’allarme è la mamma della vittima che, nel gruppo Facebook della città, scrive: “Vergognatevi ore 22.30 mio figlio aggredito in via Cavour e derubato del suo cellulare, una smart nera vetri oscurati. Sindaco dove sei non garantisci sicurezza x i nostri figli… è stato preso anche a pugni nonostante il furto. Mio figlio era con noi a via Cavour si è recato al bar a pochi passi per un gelato è tornato pestato e derubato. Tutti a puntualizzare orario e età sinceramente dovremmo sentirci protetti a qualsiasi ora e a qualsiasi età” scrive la donna sfiduciata. Sotto al post una pioggia di commenti dove altri cittadini denunciano e segnalano altri numerosi episodi di microcriminalità.

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“Anche mio nipote è stato derubato ieri l’altro. Fuori da Deco” scrive un’altra donna. E ancora: “Ieri mio figlio con i suoi amichetti all UCI e stato aggredito da alcuni ragazzi. Mio figlio ha ricevuto un calcio dietro la schiena. Sono demoralizzato” scrive il papà di un 13enne.

Solo qualche giorno fa la mamma di un adolescente lanciava l’allarme sempre sui social, dopo che il figlio ed altri amici, tutti 13enni, sono stati rapinati ed affrontati da un malvivente. “Anche stasera, un b****o  (perchè solo così si può definire) su uno scooter grigio e con un po’ di pizzetto, ha avvicinato e rapinato dei loro cellulari, 4 ragazzini di 13 anni. Li ha bloccati, impauriti e derubati. Il tutto alle spalle della chiesa San Paolo” scrive la donna. Un raid veloce e silenzioso che ha spaventato i giovani costretti a consegnare ai ladri tutto ciò che avevano nelle tasche. Più volte quell’area è finito sotto il mirino di malintenzionati, ed i cittadini sul piede di guerra si dicono stanchi di non sentirsi al sicuro.
“Ora, lasciando stare la retorica che ormai viviamo in un posto senza alcuna tutela, ma quante altre volte dobbiamo raccontare queste maledette storie di violenza urbana? Quante??” conclude.

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