Home Senza categoria Vendevano la benzina colorata alle pompe bianche, scoperto il trucco dei clan

Vendevano la benzina colorata alle pompe bianche, scoperto il trucco dei clan

Frame del video del blitz
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Una nuova inchiesta svela come le organizzazioni criminali si siano gettate sul business dei carburanti e della benzina. Il clan dei Casalesi ed i clan mafiosi tarantini, attraverso meccanismi informatici, ingannavano il sistema telematico dell’Agenzia delle Entrate, che non era in grado di consegnare la fattura elettronica al fittizio cliente agricoltore apparente destinatario del carburante. Quindi rimaneva inconsapevole della finta operazione di vendita effettuata utilizzando il suo nominativo.

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COME COLORAVANO LA BENZINA

Il prodotto usciva dai depositi fiscali scortato da documenti falsamente attestanti il trasferimento di gasolio agricolo. In caso di controllo da parte delle Forze di Polizia, l’autista azionava un apposito congegno elettromagnetico che azionava una pompa che iniettava il colorante.

Infatti il carburante agricolo ha una colorazione diversa da quella del carburante normalmente usato per autotrazione. Quindi venivano vendute ingentissime quantità di carburante per uso agricolo, che come noto beneficia di particolari agevolazioni fiscali, a soggetti che poi lo immettevano nel normale mercato per autotrazione. Assai spesso utilizzando le cosiddette “pompe bianche”.

IL BLITZ DI STAMATTINA

Stamattina nelle province di Salerno, Napoli, Avellino, Caserta, Cosenza e Taranto, i Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Salerno e del Nucleo di Polizia Economico — Finanziaria di Taranto impiegano complessivamente oltre 410 uomini per dare esecuzione a due Ordinanze applicative. Applicate 45 misure cautelari personali. Nello specifico si tratta di 26 persone portate in carcere, 11 agli arresti domiciliari, 6 destinatari di divieto di dimora. Infine due misure interdittive della sospensione dall’esercizio delle rispettive funzioni di due appartenenti al Corpo per la durata di sei mesi.

Inoltre sequestrati immobili, aziende, depositi, flotte di auto-articolati, emesse dai GIP dei Tribunali di Potenza e Lecce, nei confronti di 45 indagati. Tutti indiziati di associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi in materia di accise ed IVA sugli olii minerali, intestazione fittizia di beni e società, riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita. Operazione condotta su delega delle DDA di Potenza e Lecce impegnate in una indagine congiunta e coordinata a carico di oltre 100 indagati.

LE INDAGINI

Dalle indagini, coordinate dalle menzionate DDA, emergevano distinte ma collegate organizzazioni criminali che si occupavano del business della benzina.  Variamente qualificate ai sensi degli art. 416 bis e 416 aggravato ex art 416 bis 1 cp. Operanti nei Distretti di Lecce e Potenza – e segnatamente nel Vallo di Diano, quindi nel basso salernitano. Così come nella Provincia di Taranto, ruotanti, tutte — talora in modo collegato ed in alleanza, talora in modo conflittuale – intorno ad importanti famiglie mafiose. Erano riconducibili al clan dei Casalesi ed ai clan mafiosi tarantini. Il core business era rappresentato da un contrabbando di idrocarburi che ha causato allo Stato danni economici per decine di milioni di euro. Parallelamente creando un eguale guadagno per tali sodalizi.

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