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Chi è Biagio D’Alterio, il latitante del clan arrestato a Giugliano: nel blitz preso anche un complice

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All’appello mancava solo lui. Il più pericoloso. E’ stato catturato a Giugliano Biagio D’Alterio, raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare che ha smantellato il clan Mauro attivo nella zona dei Miracoli. Si tratta di una personalità di indiscusso rilievo criminale come si evince dalle oltre settecento pagine del dispositivo nonchè dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno permesso agli investigatori di smantellare il gruppo capeggiato da Ciro Mauro. Il pentito Salvatore Marfè per far comprendere la caratura criminale di D’Alterio lo descrive come «una sola anima e un solo corpo con Ciro Mauro» tanto da essere convocato al cospetto dei Lo Russo a Miano quando questi, nell’estate del 2013, imposero ai Mauro e ai Sequino una convivenza pacifica con Pierino Esposito.E’ stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli in un appartamento di Giugliano in Campania, dopo che era sfuggito alla cattura il 26 Novembre scorso durante l’operazione “Stella Nera”.

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Il blitz

Ritenuto legato al clan Mauro del Rione Sanità, il 52enne Biagio D’Alterio è finito in manette in forza di un provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale di Napoli, su richiesta della locale DDA. Quando i carabinieri sono entrati nell’abitazione l’hanno trovato in compagnia di Francesco Belfiore,  55enne del posto già noto alle Forze dell’Ordine.
Anche lui è stato arrestato ma per detenzione di droga a fini di spaccio. Nelle sue tasche 55 grammi di hashish suddivisi in 61 dosi. In una vettura parcheggiata fuori l’abitazione rinvenuto altro stupefacente: 105 grammi di marijuana pronti per essere tagliati e smerciati. D’Alterio è stato tradotto al carcere di Secondigliano, Belfiore in quello di Poggioreale. Il primo dovrà rispondere di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione aggravata, porto e detenzione aggravata di arma comune da sparo e detenzione e cessione di sostanza stupefacente.

 

Un personaggio pericoloso tanto da arrivare ad uno scontro con lo stesso Mauro per il ‘taglio delle mesate’ arrivando anche a sparare sotto casa del boss. Era lui, secondo Marfè, a dotare il gruppo di armi e a partecipare a numerose stese come le spedizioni punitive contro affiliati ai Sequino o a summit in cui D’Alterio veniva indicato dallo stesso Mauro come ‘comandante in seconda’. D’Alterio fu arrestato nel gennaio 2015 dagli uomini del commissariato San Carlo all’Arena, periodo secondo gli inquirenti in cui i suoi rapporti con Mauro erano ai minimi storici. Il pentito Daniele Pandolfi da’ poi un’altra chiave di lettura affermando in un verbale dell’anno scorso che «D’Alterio non si fidava più di Ciro Mauro e più volte, parlando con me nella sua abitazione, mi ha confidato che non ne voleva più sapere di lui».

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