Home Cronaca Bimba di 6 anni morta folgorata nel campo rom di Giugliano, Michelle...

Bimba di 6 anni morta folgorata nel campo rom di Giugliano, Michelle oggi sarebbe dovuta andare a scuola per la prima volta

Bimba di 6 anni morta folgorata nel campo rom di Giugliano, Michelle oggi sarebbe dovuto andare a scuola per la prima volta
PUBBLICITÀ

Si chiamava Michelle, aveva 6 anni, e viveva in quel campo Rom alla periferia di Giugliano in una baracca con la mamma, il papà e due fratellini più piccoli. Sul suo decesso sono in corso indagini da parte della Polizia ma la dinamica appare chiara. La bimba sarebbe finita su un cavo elettrico scoperto vicino a diverse pozzanghere. Folgorata: Michelle è arrivata in ospedale in arresto cardiaco.

PUBBLICITÀ

I sanitari le hanno provate tutte ma i soccorsi sono stati vani. La tragedia della bambina  riaccende con prepotenza l’emergenza campi rom in tutta l’area. Situazioni di degrado e di rischio per la salute e, come dimostra questa storia, per la vita. L’unica risposta arrivata nelle prime ore è stata quella di lasciare l’accampamento senza energia elettrica. Gli allacci erano abusivi e la società che gestisce la cabina a ridosso dell’insediamento ha tranciato quei cavi. E le oltre 400 persone che vivono lì, raccolte nel dolere per la tragedia, si sono ritrovate senza corrente.

La piccola Michelle chiedeva ogni giorno di iniziare il percorso scolastico e finalmente quest’anno avrebbe coronato il suo sogno grazie alla disponibilità del III Circolo didattico: il 15 gennaio sarebbe stato ufficialmente il suo primo giorno in classe. E, invece, è arrivato il tragico destino.

Ha parlato anche il sindaco Nicola Pirozzi, il quale ha annunciato per venerdì la convocazione del comitato per l’ordine e la sicurezza: “È morta una bambina in un campo Rom di Giugliano a causa dell’illegalità che regna in quella porzione di territorio, dove lo Stato ha perso da sempre il controllo. Uno Stato che ha deciso di non voler vedere e di non voler affrontare la questione alla radice. Un problema di Giugliano e non solo di Giugliano, un tema che riguarda tanti paesi e persino il capoluogo partenopeo. Un dramma umanitario, un dramma sociale all’interno di un mix composto da degrado e da illegalità. Un tema che intreccia la questione sociale a quella dell’ordine pubblico.
I sindaci fanno sentire la propria voce nelle sedi istituzionali: in Prefettura, come diramazione territoriale del Governo centrale, e nel Comitato per l’ordine e la sicurezza. Si parla, si agisce ma lo Stato nella sua diversa articolazione non è organizzato per affrontare alla radice il problema. Si mettono toppe, si interviene in forma sporadica ma nessun Governo ha dimostrato di saper risolvere il problema. Perché quelle baraccopoli sono un problema, grave, serio, di fronte al quale si preferisce chiudere gli occhi. Inutile smantellarle e basta: dopo 5 minuti i Rom si spostano di qualche metro, ne realizzano un’altra, com’è già capitato pure a Giugliano, a Casoria ed in altri territori, e siamo punto e a capo.
I progetti di integrazione, come il progetto “Abramo”, a Giugliano grazie alla collaborazione tra Regione, Comune, la “Maristi Onlus” e la cooperativa sociale “La famiglia al Centro” hanno garantito risultati storici: ben 40 minori del campo Rom di via Carrafiello sono stati inseriti in percorsi scolastici. Mai accaduto prima. Un piccolo passo avanti ma si tratta di una goccia all’interno di un oceano problematico che andrebbe affrontato attraverso un intervento straordinario e organizzato del Governo. Abbattere le baraccopoli illegali, punire i delinquenti che pure ci sono in quelle enclaves dell’illegalità, garantire una collocazione abitativa alle persone perbene che vivono in quei campi ed aiutarle, attraverso l’impegno diretto dei Comuni, nel reinserimento sociale con l’ausilio di professionisti e strutture adeguate.
È chiaro, quindi, che senza l’ìntervento del Governo ed un piano serio con soluzioni a tutto campo, avremo di fronte un problema irrisolvibile e periodicamente ci troveremo a commentare tragedie come quella capitata a Giugliano oppure a raccontare iniziative tampone delle forze dell’ordine e la risposta dei Rom con roghi tossici e altre iniziative illegali. Abbiamo vissuto pure questo.
Ognuno, ai livelli istituzionali più bassi, lavora e s’impegna nei limiti dei poteri di cui dispone: ma, ripeto, ogni sforzo, per quanto anche significativo sul piano dei risultati, viene vanificato dalla complessità del tema e dall’assenza di soluzioni che dovrebbero arrivare dall’alto e puntare alla radice del problema. Questa è la verità e vale non sono per Giugliano ma per tutte le comunità che ospitano quelle baraccopoli con tutto ciò che ne consegue.
Allora inutile dibattere su posizioni ideologiche perché né la destra, né la sinistra hanno saputo o voluto affrontare, a livello centrale, il problema con serietà. E fino a quando sarà così, non cambierà mai nulla. Solo chiacchiere e buoni propositi nonostante dal basso abbiamo e stiamo dimostrando che la nostra parte la stiamo facendo: i 40 minori inseriti a Giugliano in un percorso scolastico e di integrazione è un risultato enorme eppure in tante riflessioni sulla tragedia di questi giorni la notizia positiva non ha trovato posto. Eppure, servirebbe per comprendere ciò che scrivo da tempo: inchiodare alle proprie responsabilità chi ha i poteri per risolvere il problema e preferisce non intervenire. Mettere tutti nello stesso calderone si parla alla pancia delle persone, si fomenta odio ma non si fornisce alcun contributo a sviscerare la questione ed a comprendere qual è la parte del mosaico che manca per un ritorno alla normalità.
Noi continueremo a svolgere la nostra parte”.

PUBBLICITÀ
Exit mobile version