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Blue Whale, arriva la conferma sul gioco dell’orrore: ragazza di 25 anni condannata

Blue Whale, arriva la conferma sul gioco dell'orrore: ragazza di 25 anni condannata
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Si è chiuso con una condanna a un anno e mezzo, con pena sospesa e non menzione, il primo e unico processo celebrato davanti al Tribunale di Milano nel quale una ragazza, ora di circa 25 anni, è finita imputata con le accuse di atti persecutori e violenza privata aggravati, per essersi spacciata per “curatore” nell’ambito della cosiddetta “Blue Whale Challenge” e per aver costretto, tramite i ‘social’, una minorenne di Palermo a infliggersi alcuni tagli sul corpo e ad inviarle le foto, come primo step delle 50 prove di coraggio.

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A deciderlo è stato oggi il giudice monocratico della nona sezione penale Angela Martone. (ANSA)

Cos’è la Blue Whale

Il termine blue whale indica una presunta moda collegata ai social media, in cui gli adolescenti si suicidano per una sorta di “gioco“. Il nome del “gioco” deriva dallo spiaggiamento dei cetacei che, lasciandosi andare placidamente a riva, trovano la morte.

Il “gioco” si basa sulla relazione tra i visitatori (denominati anche giocatori o partecipanti) e gli amministratori.  Comporta una serie di compiti o prove date dagli amministratori che i giocatori devono completare, di solito una al giorno, e alcune comportano l’automutilazione.

Alcuni “compiti” possono essere dati in anticipo, mentre altri possono essere forniti di volta in volta dai presunti “ammministratori del sito”. Di questi l’ultima è una prova che è praticamente un suicidio.

 

 

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