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Bomba al centro Igea e spari, i raid dopo la ‘rottura’ tra i Puca e i Cesaro

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I rapporti tra il clan Puca di Sant’Antimo e i fratelli Cesaro occupano pagine e pagine dei verbali di Claudio Lamino. E’ il collaboratore di giustizia che ha fatto luce suoi rapporti opachi tra politica, imprenditoria e camorra. Le dichiarazioni rese da Lamino sono di fondamentale importanza in quanto consentono di dare giusta interpretazione all’evoluzione o, per meglio dire, all’involuzione del rapporto tra i Cesaro e i Puca e, soprattutto, di dare
giusta interpretazione ad una serie di episodi delittuosi che si sono verificati proprio in
danno dei fratelli Cesaro. Si tratta di una bomba fatta esplodere al centro Igea e degli spari contro l’auto in uso a Aniello CesaroI due episodi dei quali sono a conoscenza diretta sono l’esplosione della bomba al centro diagnostico Igea e gli spari contro la macchina di Aniello Cesaro. Pasquale Puca, poco prima di essere messo al regime di 41 bis, fece arrivare l’imbasciata, tramite Lorenzo Puca che i Cesaro avrebbero dovuto dare la somma capitale che aveva investito nel centro commerciale il Molino; non so l’ammontare della somma investita ma credo che si tratti di circa 6-7 milioni di euro».

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La bomba al centro Igea contro i Cesaro e il ruolo di Luigi Puca

Il racconto di Lamino prosegue:«Antimo Cesaro si prese l’impegno di convincere i fratelli a mantenere l’impegno e l’accordo era di versare 10mila euro al mese. Effettivamente Aniello e Raffaele hanno mantenuto l ‘impegno, del quale si era fatto garante il fratello Antimo. Luigi Puca, nel frattempo diventato maggiorenne aveva preso le redini del clan. Lorenzo era detenuto, aveva chiesto un’ulteriore somma di 70mila euro, giustificando che serviva per pagare le spese legali. Anche questa richiesta di 70 mila euro Luigi Puca la avanzò sempre a Antimo. Considerato dallo stesso Luigi, ma anche da tutti noi del clan, il vero garante dei rapporti tra il clan e tutta la famiglia Cesaro. La risposta a questa ennesima richiesta di denaro fu però negativa, motivo per cui fu fatto l’atto intimidatorio della bomba preso il centro Igea».

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