Il boss Nicolino Grande Aracri inizia a collaborare con la giustizia. La notizia, riportata dal Quotidiano del Sud, è stata confermata, infatti, all’ANSA da fonti della Dda. Il boss è a capo di una delle cosche di ‘ndrangheta più potenti con base a Cutro, nel crotonese. Organizzazione che aveva ramificazioni in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Condannato a vari ergastoli. Infatti la sua figura è al centro del processo Aemilia celebrato in Emilia Romagna.
IL BOSS CONDANNATO ALL’ERGASTOLO
Il boss è detenuto al 41 bis e condannato al fine pena mai per una lunga serie di omicidi. Da Cutro sarebbe riuscito a tenere le redini di un’organizzazione infiltrata in varie regioni del Nord Italia e all’estero. Dopodiché Nicolino Grande Aracri sarebbe riuscito a conquistare il pieno controllo dei territori di Crotone e Catanzaro. La sua collaborazione potrebbe squarciare il velo su i suoi rapporti con la politica e con l’imprenditoria di tutta Italia.
Dunque nell’ottobre del 2020 il boss venne condannato allergastolo Nicolino Grande Aracri. Assolti gli altri tre imputati Angelo Greco, Antonio Lerose e Antonio Ciampà “per non aver commesso il fatto”. È la sentenza emessa dalla Corte d’Assise del tribunale di Reggio Emilia per il processo ‘Aemilia 1992’, uno dei filoni del maxiprocesso alla ‘ndrangheta emiliana.
I quattro erano accusati di omicidio volontario, premeditato e aggravato del metodo mafioso nei confronti di Nicola Vasapollo, 33enne di Cutro, assassinato il 21 settembre 1992 a Reggio Emilia e di Giuseppe Ruggiero. Il 35enne cutrese, ammazzato da quattro uomini travestiti da carabinieri il 22 ottobre ’92 a Brescello, sempre nel Reggiano.
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