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Braccio destro e killer di fiducia dei Rinaldi, il piano dei D’Amico per uccidere Michele ‘a tigre

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Grazie alle sue dichiarazioni le forze dell’ordine conoscono tutta la storia, i personaggi e gli affari del clan D’Amico, il gruppo responsabile dell’omicidio di Luigi Mignano avvenuto dinnanzi alla scuola Vittorino da Feltre. I racconti di Vincenzo Scotti hanno permesso agli inquirenti non solo di identificare mandanti e killer di quel delitto ma anche di conoscere altri retroscena, come l’agguato ai danni di Michele Minichini ‘a tigre, ras del lotto O e uomo di assoluta fiducia di Ciro Rinaldi, acerrimo nemico di quelli del ‘vicariello’. Il racconto è contenuto nel decreto di fermo che un mese fa disarticolò il gruppo portando a sette arresti.

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«Salvatore D’Amico mi mandò a chiamare e mi disse che mi dovevo mettere dove sta la residenziale dove sta la pompa di benzina tra San Giovanni e Barra. Stavano
costruendo delle palazzine. Mi sono messo lì e sono arrivati Salvatore ‘o blindato e mio genero. Mio genero mi disse che erano andati a sparare a Minichini Michele. Il mio compito era di buttare la macchina, una Fiat Punto bianca, che io ho buttato proprio lì a circa 20 metri dopo la curva. Salvatore D’Amico mi aveva detto di aspettare in quel posto dove sarebbe arrivato Salvatore ‘o blindato e mi avrebbe detto cosa fare…ho saputo solo dopo da
mio genero cosa avevano fatto».

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