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La camorra di Sant’Antimo a due teste, Armando Angelino e Antimo Ceparano a capo dei due gruppi: tutti i nomi delle nuove leve del clan Verde

La camorra di Sant'Antimo a due teste
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Due gruppi emergenti, vicini al clan Verde, che gestivano lo spaccio di sostanze stupefacenti: base a Sant’Antimo ma ramificazioni anche a Casandrino e Grumo Nevano. In 7 sono finiti in carcere e due ai domiciliari, a seguito di una indagine dei carabinieri di Giugliano, guidati dal capitano Andrea Coratza, in una inchiesta coordinata dall’Antimafia. Le accuse sono di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi: reati aggravati dalle finalità e modalità mafiose.

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Le indagini

Le indagini hanno portato alla luce l’esistenza dei due gruppi. Uno guidato dal 39enne Armando Angelino e l’altro con a capo il 49enne Antimo Ceparano, entrambi di Sant’Antimo. La prima organizzazione criminale, peraltro, era dotata di un piccolo arsenale con armi di vario tipo ed esplosivi. E alcuni componenti del gruppo si erano anche attivamente interessati alle elezioni comunali del 2019 a Grumo Nevano. Nel blitz, oltre alle armi, sequestrato un ingente quantitativo di droga tra hashish, cocaina e marijuana.

In carcere sono finiti:  Angelino Armando, porto illegale di arma comune da sparo; Belardo Antimo, porto illegale di arma comune da sparo; Di Domenico Salvatore associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio; Pecoraro Gaetano, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio; Ceparano Antimo, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio; Petito Carmine associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio; Rinaldo Nicola associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio

Ai domiciliari: Iannicello Francesco associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti; Belardo Angela porto illegale di arma comune da sparo.

Nell’ultima relazione della Dia è stato tracciato lo scenario criminale nella zona. “Nei Comuni di Casandrino, Grumo Nevano e S. Antimo si continuerebbe a registrare la storica presenza dei clan PUCA, RANUCCI, VERDE, AVERSANO e MARRAZZO i cui maggiori esponenti compresi i capiclan, risultano tutti detenuti.

Per quanto riguarda il Comune di Sant’Antimo non vi sarebbero novità sostanziali rispetto a quanto evidenziato nel semestre precedente nel cui corso sono intervenuti provvedimenti giudiziari che hanno colpito il clan PUCA che è risultato capace di creare negli anni un consolidato  sistema di commistione con elementi dell’amministrazione pubblica e dell’imprenditoria locale. Attualmente il sodalizio, indebolito dall’azione giudiziaria e dall’apporto di collaboratori di giustizia, sarebbe retto dai figli del capoclan che, sebbene detenuti, manterrebbero viva la per evasività dell’organizzazione nel tessuto economico locale.

In merito agli altri sodalizi storicamente operanti nella zona di Sant’Antimo e dei comuni limitrofi il clan VERDE risulterebbe gestito da una leadership parentale e il cui vertice avrebbe coagulato intorno a sé un gruppo ristretto di familiari e di giovani pregiudicati senza particolare lignaggio criminale. Per quanto attiene al clan RANUCCI (PETITO-D’AGOSTINO-BOTTONE) l’arresto eclatante dell’allora reggente avvenuto a Formia (LT) nel 2018 a seguito di conflitto a fuoco con i Carabinieri potrebbe aver determinato il quasi definitivo sfaldamento del gruppo criminale sebbene diversi affiliati di rango si trovino attualmente in libertà.

Infine il clan MARRAZZO il cui elemento apicale referente per la zona ha iniziato un percorso di collaborazione con la giustizia dal 2020 dopo il suo arresto si potrebbe definire disarticolato”. 

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