Emergono diversi indicatori economici rilevanti dall’ XI Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2024. Il rapporto, tramite l’analisi delle dichiarazioni dei redditi, evidenzia un quadro ambivalente per la Campania: da un lato una crescita del contributo complessivo della regione alla fiscalità italiana, dall’altra un’economia sommersa rilevante e uno squilibrio decisivo tra imposte versate e spese.
Il contributo cresce, ma il divario resta
Il rapporto sulla spesa pubblica e sulle entrate 2023, curato dal Centro studi e Ricerche Itinerari previdenziali, può essere sintetizzato così: in Campania aumenta la contribuzione, ma comunque sono ancora altissimi i dati dell’economia sommersa e illegale, e la disparità con le altre regioni è lampante. In altre parole, la regione ha registrato una crescita significativa, pari all’11% circa, nel contributo complessivo alla fiscalità nazionale, ora pari al 5,9% del totale, dunque 11,2 milioni di euro versati. La cifra però è ben lontana da quella di altre regioni: solo la Lombardia si stanzia a 44 miliardi. Tutte le cifre però vanno contestualizzate in base al numero degli abitanti, e quindi dei beneficiari del welfare. Il rapporto tra imposte versate e beneficiari del welfare è sbilanciato: in Campania, per ogni cittadino che paga le tasse, ci sono molti più cittadini a carico dello stato rispetto alle altre regioni.
In Campania meno della metà dei cittadini paga le tasse
Nella regione, il 58,2% della popolazione totale risulta contribuente, ma solo il 40% del totale dichiara un reddito positivo e quindi paga effettivamente le tasse in base a un reddito imponibile. Le percentuali in Italia sono progressive andando verso nord: 44% al sud, 67% al centro e 75% al nord. In sintesi, in Campania meno della metà delle persone presenti e beneficiarie contribuisce alle casse dello stato. Problema che appare lampante quando si parla di bilanci: in Campania la spesa pubblica è costantemente superiore alle entrate e dunque il sistema finanziario non riesce a coprire la spesa. Un esempio importante è il rapporto tra la contribuzione pro-capite in Campania, di 1.992 euro, e la spesa per i soli servizi sanitari, che ammonta a 2.221 euro.
Il problema dell’economia sommersa
Sebbene ci siano tanti altri indicatori che “giustifichino” questi dati con una più profonda disparità sociale o un più ampio tasso di povertà, alcuni dei dati oggettivi mostrano le cause reali del problema. In Campania è in crescita il tasso dei consumi e anche il tasso di gioco d’azzardo, mentre i redditi dichiarati, in oltre il 50% dei casi, non superano i 15mila euro e dunque godono di esenzioni e detrazioni fiscali. I consumi non giustificano i redditi dichiarati e evidenziano la presenza di un’economia sommersa significativa, composta da lavoro irregolare, economia informale e criminalità.